Il Massimo Speca ‘intimo’ nel ricordo dei suoi colleghi consiglieri

Gli interventi nel Consiglio di oggi. Passerini propone di lasciare vuoto il posto fino a fine consiliatura. Santone: “Apriamo un conto in libreria per i due bimbi”. Il ricordo di Lancione e quell’ultimo ‘vaffa’

TERAMO – Massimo Speca vivrà per sempre nel ricordo di tutti e in particolare in quel Consiglio comunale che oggi lo ha ricordato, per disegnarne una figura di giovane visionario della politica, insospettabilmente amato e apprezzato da tutti, in maniera bipartisan, oltre quella ipocrisia con cui si fa i conti quando muore qualcuno.

Il consigliere comunale Piergiorgio Passerini (oggi nelle vesti di presidente dell’assise) ha proposto di lasciare vuoto per tutto il resto della consiliatura il suo posto sui banchi della maggioranza (dove oggi c’era un mazzo di fiori bianchi consegnati al termine del consiglio alla mamma Teresa). La consigliera e collega di partito del compianto capogruppo Pd, Maria Rita Santone, ha chiesto di condividere l’apertura di un conto presso una qualsiasi libreria cittadina, dove versare fondi finalizzati all’acquisto di libri per Alessandro e Beatrice, i due figli piccoli di Massimo.

E ancora: il presidente del Consiglio Alberto Melrangelo, collegato da remoto per via del Covid, ha pensato a raccogliere su supporto multimediale, gli interventi di Speca in Consiglio: “La perdita di Massimo è una vera e propria mutilazione in termini di elaborazione politica, di sintesi dialettica – ha detto Melarangelo -. Perdiamo un sostanziale contributo amministrativo e di riforma. Ha svolto un ruolo fondamentale con indiscutibile competenza, caratterizzato da una passione e una dedizione generosa e incondizionata, priva del calcolo politico cinico e interessato che in troppi purtroppo usano, costringendo i cittadini a prendere le distanze dall’amministrazione. Noi dobbiamo tesaurizzare i suo insegnamenti nell’esercizio del nostro mandato. Aveva tre caratteristiche memorabili, che vanno segnalate: la prima, la buona rappresentanza dei cittadini, con il rifiuto dell’individualismo e sapeva cogliere la necessità di dover agire insieme, dinanzi ai problemi e alle scelte da prendere nell’interesse collettivo. Non emergeva mai il suo nome dietro un provvedimento o una riforma che lui aveva formato. La seconda: vedeva il primato della politica sull’individuo. Terza caratteristica: ha rappresentato quella generazione di teramani preparati che pur avendo la possibilità di andare via, affezionati alla città, ha scelto, e lui più di altri, di dedicarsi all’impegno politico nelle istituzioni”.

In tanti hanno voluto dire la propria con un ricordo, un aneddoto, una storia inedita. Dai terribili momenti della scoperta della tragedia come raccontati dal consigliere di Fratelli d’Italia, Pasquale Tiberii, il primo a saperne sul volo per Memmingen, a Toni di Ovidio di Insieme Possiamo, a Francesca Chiara Di Timoteo di Azione, a Giovanni Luzii di Cittadini in Comune, che ha vissuto lo Speca più… familiare perchè compagno di scuola del fratello Michele, di Mirella Marchese. La commozione di Dario Di Dario, che lo ha ringraziato per essere stato vicino dimostrando grande sensibilità e condivisione in un momento delicato per la sua famiglia, e quella di un ancora sconvolto Emiliano Carginari, che si è sempre sentito “con le spalle coperte in presenza dell’amico Massimo, vicino a chiunque per affrontare insieme qualsiasi problema e per trovare una soluzione“. Al collega di partito Luca Pilotti, piace citare Rosemary Kennedy, per ricordare che le ferite rimangono; col tempo, la mente, per proteggere se stessa, le cicatrizza e il dolore diminuisce, ma non se ne vanno mai

E’ dell’ex assessore Mario Cozzi, di Forza italia, il pensiero di un Massimo Speca che va ricordato per la sua dote dell’ascolto, ma non quello vuoto, di presenza: “Lui c’era, non solo ascoltava, ma riusciva a capire i motivi delle nostre argomentazioni, qualsiasi fosse la ragione intima del dissenso o della diversità di vedute. E quando percepiva quel tipo di motivazione più ‘interiore’, era capace di prendersi la responsabilità di difenderla e appoggiarla, lavorandoci sopra“.

E se l’assessore Martina Maranella, legatissima a Speca, è ancora frastornata e alla ricerca di “come descrivere Massimo perchè prima di tutto ho bisogno di fare chiarezza sul valore che in pochi anni ci ha trasmesso”, ritenendosi però privilegiata per “averlo conosciuto oltre la politica“, l’assessore Andrea Core ritiene che adesso sia il momento di concretizzare tutta la profondità del rapporto e del giudizio su Massimo Speca, “uscendo dalla retorica e far sì che si possa elevare grazie al suo insegnamento il livello e il tono di questa comunità. Azioni da mettere in campo nella quotidianità, come lui ci ha insegnato, per crescere tutti insieme. E concordo con il sindaco quando dice che ogni volta dovremo porci la domanda di cosa Massimo avrebbe pensato, tramutare tutto questo nella nostra stella polare“.

Da Lanfranco Lancione, un consigliere che nella sua esperienza politica ha sempre anteposto il pragmatismo alla retorica, arriva una toccante ricostruzione del rapporto con Speca, con cui aveva stretto un legame forte di amicizia: “Era il mio ‘pennicone’, che godeva nel prenderti in giro, mischiando il latino e l’inglese per poi dirti: ‘Studije Lanciò”. Vi confesso che per me non era facile ‘reggere’ una tale personalità avendolo vicepresidente della Commissione Affari Generali… Massimo era il mio contrario: lui era per l’inclusione, democristiano nell’animo, io per ‘distruggere’ l’opposta fazione politica. A me è successo di restare incantato di fronte a suoi interventi che non sono di questo consiglio… E la storia di prendergli le sigarette per non fargli fare sempre più tardi in consiglio, ci ha regalato ulteriori momenti di scherzosa empatia… L’ultimo discorso che mi ha fatto quel tragico sabato è stato sulla panchina qui fuori dell’aula: come si allargano gli orizzonti, anzi il perimetro della maggioranza… Ci siamo lasciati con una serie di vaffa… E poi, il messaggio sulla chat in cui dicevo di ricordare che il 25 settembre avrebbe decretato la del Partito Democratico. Un messaggio al quale non mi ha mai potuto risposto…”