L’opposizione trascina anche il calcio dentro la politica per attaccare il sindaco: “Suo il fallimento”

Non è una bella figura quella che rimedia la minoranza trascinata da Corona e Luzii: imprecisioni e poca conoscenza dei fatti per arrivare anche a giustificare Iachini che ha mollato il calcio a loro dire perchè deluso per il Pef

TERAMO – Pur di menare contro il sindaco, l’opposizione dà segnali di sè portando la politica dentro il calcio cittadino, o viceversa e rimediando una brutta figura.

Forse insoddisfatti dei tentativi di far partire la polemica sui social, dove si è segnalato un attivissimo Luca Corona (mai visto allo stadio e mai sentito parlare di calcio), appoggiato con polemici like da Giovanni Luzii (anche lui, a dispetto della tradizione famigliare, un fantasma del Bonolis), i consiglieri di minoranza hanno preso voce per dire cosa? Intanto che il Teramo è fallito e che adesso è giunto il tempo del rammarico “per non aver avviato tempestivamente le richieste e le procedure alla FIGC, finalizzate a consentire al Teramo di poter ripartire quantomeno dalla Serie D”

In un incipit intriso di molte inesattezze e una sola verità (quando riconoscono al sindaco Gianguido D’Alberto di essere “intervenuto volontariamente nelle vicende societarie, pur non avendo precisi compiti istituzionali in merito“), i ‘primi firmatari’ Corona e Luzii dimostrano di essere imprecisi e impreparati sulla materia, quand’anche consapevoli di ciò, pur di essere bastian contrario. Perchè laddove avrebbero dovuto ringraziare il primo cittadino per aver stimolato la formazione di un volenteroso gruppo di tifosi ed essere riuscito a strappare una sudata categoria come la Promozione (invece di essere azzerati sulla cartina del calcio della prossima. di chissà quante altre future stagioni), si trovano invece a lapidarlo con una gran confusione di date e situazioni. A cominciare dal dimenticare che la procedura per individuare una nuova società e un nuovo progetto calcistico sia partita il 19 agosto (e presentata il 4 agosto) quando invece l’udienza al Consiglio di Stato fosse fissata al 25 agosto e che prima di quella data la Figc non avrebbe mai potuto deliberare per un ‘nuovo’ in serie D.

Ma è sul ruolo di Iachini e dei suoi rapporti con il Comune quale gestore dello stadio che la minoranza raggiunge il massimo. Questa stessa minoranza che era governo della città negli anni in cui si firmava la prima convenzione tra gestore dello stadio Bonolis e Comune (l’origine di tutti i mali per questo impianto e per la sua alienazione rispetto al club di calcio della città), adesso critica la mancata approvazione del Pef da parte della maggioranza comunale che vuole verificare fino in fondo la prevalenza dell’interesse pubblico su quello privato nel progetto presentato da Iachini. Questa stessa minoranza adesso sembra giustificare Iachini che “non aveva alcun trasporto o desiderio personale di impegnarsi nel calcio cittadino, bensì soltanto un interesse imprenditoriale a poter mettere in atto determinati investimenti immobiliari e commerciali sulla struttura dello Stadio comunale Bonolis e sulle aree annesse, al fine di ricavarne il lucro consentito dalla legge“. Per questo, secondo la minoranza, avrebbe abbandonato al suo destino la squadra calcio, perchè non gli hanno approvato il Pef… Su fratelli Ciaccia, poi: il sindaco avrebbe spalancato loro le porte, comprese quelle della sala consiliare del Parco della Scienza, quando è risaputo chi ha presentato in città gli imprenditori romani (l’ex diesse Sandro Federico) e chi ha organizzato la passerella – non una conferenza stampa come la definiscono Corona e gli altri consiglieri -con tanto di striscioni dei club (il gruppo Ciaccia).

Una domanda sorge spontanea, come si suol dire, a questo punto: considerato questo intervento da cartellino rosso, tanto per restare in tema, molto accorato e ‘orientato’ apparentemente alle sorti del calcio cittadino, ci si chiede dove siano stati fino ad oggi.

Ecco il testo del comunicato diffuso dai consiglieri di opposizione, firmato da Luca Corona, Mario Cozzi, Osvaldo Di Teodoro, Franco Fracassa, Giovanni Luzii, Mirella Marchese, Maurizio Salvi, Domenico Sbraccia, Pasquale Tiberii e Ivan Verzill:
All’esito del fallimento della Società sportiva Teramo Calcio, sancito definitivamente dalle sentenze dei tribunali amministrativi, è giunta l’ora del rammarico per non aver avviato tempestivamente le richieste e le procedure alla FIGC, finalizzate a consentire al Teramo di poter ripartire quantomeno dalla Serie D. È stato nuovamente e colpevolmente cancellato il patrimonio sportivo professionistico della città, un patrimonio che assomma ben 109 anni di storia calcistica. Reputiamo importante sottolineare, agli occhi dei tifosi e di tutti i cittadini, che ciò che è accaduto è figlio di scelte precise ed ha altrettante precise responsabilità. Ci riferiamo alla linea di comando societaria degli ultimi tre anni, ovviamente, ma ci riferiamo purtroppo anche al Sindaco che è intervenuto volontariamente nelle vicende societarie, pur non avendo precisi compiti istituzionali in merito. Siamo certi che il Primo cittadino abbia fatto tutto in buona fede, ma purtroppo i risultati ottenuti non possono che lasciare l’amaro in bocca per il collasso sia sportivo, sia di immagine ed anche economico che subisce il Capoluogo di provincia.
L’ex Presidente Franco Iachini è stato sempre molto chiaro in riferimento alle motivazioni del suo impegno nel calcio: “Io sono stato chiamato in primis dal Sindaco a dare una mano a questa squadra di calcio e a questo stadio a maggio 2019. Mi hanno chiamato per dare un contributo, ho speso tanti soldi ma non è servito a nulla. Per me è una chiara dimostrazione di incapacità di governare: perciò lascio lo stadio e lascio il PEF. Denuncio l’immobilismo di tutta la Giunta comunale ma anche del Consiglio: c’è un’Amministrazione cieca che non guarda al di là del proprio naso e per me è incompetente”. Tali durissime parole pronunciate pochi mesi fa (al termine dell’anno 2021) rendono nitido come l’imprenditore Iachini non avesse alcun trasporto o desiderio personale di impegnarsi nel calcio cittadino, bensì avesse soltanto un interesse imprenditoriale a poter mettere in atto determinati investimenti immobiliari e commerciali sulla struttura dello Stadio comunale Bonolis e sulle aree annesse, al fine di ricavarne il lucro consentito dalla legge. In tale ottica, Iachini ha ribadito che il Sindaco stesso si fosse fatto garante delle legittime esigenze e degli interessi dell’imprenditore, attraverso – è lecito supporre – la promessa del consenso ad una revisione del Piano Economico e Finanziario dello Stadio Bonolis che avrebbe dovuto essere lasciato nella gestione di Iachini fino al 2080, per poter sviluppare un fatturato in favore del gestore di oltre 80 milioni di euro.
Quando però, nel giugno 2021, il Sindaco di Teramo ha portato all’approvazione del Consiglio il nuovo PEF (così come rimodulato dalla società del Presidente Iachini e palesemente sbilanciato in favore del gestore), la Maggioranza comunale si è sciolta e non ha avuto il coraggio di approvare una simile proroga nella gestione, evidentemente temendo di danneggiare l’interesse pubblico. Da quel momento Iachini ha deliberatamente tirato i remi in barca ed ha abbandonato le sorti del Teramo Calcio. Il Sindaco però non ha mai chiarito ai cittadini perché siano stati spesi molti soldi pubblici (decine di migliaia di euro) in consulenze che garantissero la legittimità delle modifiche al PEF vigente, senza che si giungesse poi ad un equo contemperamento degli interessi imprenditoriali con quelli pubblici. Né Gianguido D’Alberto ha mai inteso argomentare quali motivazioni lo abbiano spinto ad aprire le porte della città (e dell’Aula del Consiglio comunale) ad altri imprenditori presuntivamente interessati alla gestione del patrimonio calcistico teramano, cioè i Ciaccia, che pure dalle fonti giornalistiche sembravano essere interessati solo ad investimenti immobiliari e commerciali, ma non erano certamente radicati nel territorio e probabilmente non nutrivano un genuino trasporto per il calcio locale. Pertanto, sentiamo il dovere di chiedere un’operazione verità su tutti i profili oscuri che hanno riguardato la società calcistica teramana dal 2019 al 2022, fino al fallimento finale e alla ripartenza – che reputiamo offensiva per il blasone che accompagna la nostra storia – nel campionato di Promozione. A tale proposito l’affermazione spericolata del Sindaco che sostiene addirittura di aver salvato il calcio teramano, il quale al contrario è stato ingiustamente gettato in uno dei gironi infernali della Promozione, appare grottesca e surreale (come del resto la maggior parte dei suoi annunci apodittici e non suffragati dai fatti). Chiarezza e verità si debbono ai tifosi, certamente, ma si debbono all’intera comunità ferita, così come è parimenti doveroso conoscere il futuro gestionale del patrimonio immobiliare rappresentato dallo Stadio “Gaetano Bonolis”, ad oggi ancora in capo ad una società dell’ex Presidente del Teramo Calcio. La parabola sportiva del Teramo somiglia tristemente a quella delle condizioni della città, la quale necessita e chiede una classe dirigente capace – ad ogni livello – a cominciare da un nuovo sindaco e da una nuova Amministrazione
“.