Alla Regione piace boicottare Teramo: frana di Mezzanotte e personale Izs, casi simbolo

Gestione dei lavori nella contrada: nominato il ‘commissario ad acta’ nonostante le procedure completate. Zooprofilattico: negato il pagamento degli straordinari Covid con i soldi accantonati dall’Istituto stesso. Dispettucci politici a danno del territorio teramano

TERAMO – E’ quel modo vecchio di fare politica, dove fare i ‘guastatori’ è più facile che governare in favore dei territori. E su Teramo, unico capoluogo della Regione dove lavora un’amministrazione civica di centrosinistra, c’è un gusto particolare, soprattutto di alcuni amministratori regionali eletti nel centrodestra, di tentare di affossarne il consenso. Come? Con i boicottaggi. La frana di Mezzanotte ‘commissariata’ e il personale dell’Istituto zooprofilattico tagliato fuori dal pagamento degli straordinari Covid (sì quello ‘osannato’ dalle passerelle del presidente Marco Marsilio al fianco dei sottosegretari o dei ministri) sono in questo momento dei simboli chiari e inequivocabili.

Forse perchè questa amministrazione ha lavorato per conquistare il finanziamento da 2,6 milioni di euro e pensare a risolvere l’annosa questione della frana di Mezzanotte, dove le amministrazioni Brucchi si sono schiantate senza riuscire a frenare il triste scivolamento della collina (che ha minacciato anche il Lotto 0), sta di fatto che da qualche settimana è in atto una guerra fredda tra la Regione il Comune, a suon di lettere di diffida e replica, con minaccia di commissariamento. Inutile spiegare – ed è fatto condiviso anche dai dirigenti regionali – che l’iter per arrivare a una gara di appalto ha passaggi precisi, come ad esempio la conclusione delle procedure di esproprio. Nonostante proprio in queste ore tutti i proprietari abbiano trovato l’accordo (tranne uno per il quale è stato operato lo stralcio avendo già realizzato opere di mitigazione del rischio idrogeologico), qualche sottosegretario cocciutamente ha imposto il commissariamento ad acta perchè il Comune avrebbe rallentato i tempi: il commissario si ritroverà sul piatto d’argento un lavoro fatto da altri e dovrà solo procedere a bandire la gara d’appalto. Vittoria di Pirro ma smentirsi sarebbe stato più grave per chi vuole lavorare per penalizzare.

Ben più grave la vicenda dell’Istituto zooprofilattico, perché coinvolge lavoratori che nel periodo Covid hanno dato l’anima in prima linea per l’emergenza. Lo dicono i numeri e lo hanno riconosciuto quegli stessi che oggi negano il diritto ad essere pagati: più di 676mila tamponi analizzati e 15mila sequenziati, attivazione di un help desk e di un servizio di refertazione attivo tutti i giorni, referti entro massimo 24 ore possibile grazie all’impiego di 3 turni di personale 24 ore su 24 per due anni in reperibilità sull’arco delle 24 ore; struttura a disposizione delle strutture pubbliche (anche di illustri amministratori per tamponi in corsia preferenziale) e private, unico bastione di difesa quando è saltato il tracciamento, laboratorio indicato dal Ministero della Salute per comprovata capacità analitica e dotato di strutture adeguate per il contenimento biologico BLS3; richiesto dalla Regione per il suo inserimento tra i laboratori di analisi Covid19; tra i primi in Italia a sequenziare nuovi ceppi.

Ebbene, il ‘blocco’ operato dai revisori dei conti, ha fatto sì che la giunta regionale, quella stessa che ha tanto esaltato e sfruttato l’Izs, con proprio decreto (DGR 514/2022) ordinasse all’Istituto di ‘eliminare’ 600mila euro di fondi propri accantonati nel bilancio di esercizio 2021 da destinare al personale che ha sostenuto il peso della pandemia, “tenuto conto – si legge nella DGR -, che le modalità di costituzione di tali fondi per il personale non sono conformi alle previsioni e ai vincoli di legge“. Come sostengono i sindacati in una dura nota, il paradosso è che quei soldi sono dell’Istituto, che li ha accantonati per pagare i propri dipendenti, come sono stati pagati tutti gli altri dipendenti del settore sanitario impegnati nell’emergenza Covid.

Sulla legittimità del parere espresso dai Revisori dei conti dell’Istituto – scrivono Pancrazio Cordone della Fp Cgil, Marco De Febiis della Cisl Fp e Massimiliano Bravo della Uil Fpl – ritengono di non doversi esprimere in quanto già presenti al tavolo di trattativa regionale attualmente in corso, ma ritiene intollerabile che a pagare gli effetti delle tensioni tra gli organi dell’Istituto siano i lavoratori dell’Istituto. Ad oggi i lavoratori dell’Istituto non sono stati pagati, non si vedono riconosciuti nè il pagamento dello straordinario nè l’orario effettuato. Chiediamo pertanto lo sblocco della situazione e di riprendere immediatamente le trattative attualmente in corso con le regioni“.