Gestione A24 e A25, il Tar si riserva. E Strada dei Parchi presenta un altro ricorso

I giudici amministrativi hanno rinviato la decisione dopo l’udienza di oggi, nel corso della quale l’ex gestore ha presentato una perizia che sostiene come Anas non abbia fatto nulla per rimuovere i rischi addotti quale causa della revoca a Sdp

TERAMO – Non c’è ancora la pronuncia dei giudici amministrativi del Tar Lazio sul ricorso presentato da Strada dei Parchi contro la revoca per gravi inadempienze della concessione delle autostrade abruzzesi A24 e A25, decisa dal Consiglio dei ministri lo scorso 7 luglio e affidata all’Anas.

Il Tar si è infatti riservato la decisione al termine dell’udienza di merito che si è svolta oggi a Roma. Il tribunale amministrativo dovrà pronunciarsi anche su un secondo ricorso presentato oggi in udienza dalla società del Gruppo Toto Costruzioni, che punta a rafforzare la richiesta di revoca sulla base di una perizia certificata di una società di primaria importanza, secondo la quale non ci sono mai stati i presupposti per il subentro del gestore pubblico motivato dal Cdm con il pericolo di crollo di ponti e viadotti e rischi per gli automobilisti, perchè Anas – subentrata dal 1° agosto – non ha finora attuato alcun intervento per prevenire questa grave incombenza.

All’udinza odierna le parti contendenti (Strada dei Parchim, Avvocatura dello Stato in rappresentanza del Governo, del Ministero per le Infrastrutture e per la mobilità sostenibile – Mims – e di Anas) hanno presentato memorie e documentazione che saranno esaminate dai giudici amministrativi. 

Il Tar del Lazio per ben due volte, il 12 e il 27 luglio scorsi, aveva concesso la sospensiva rispetto al decreto legge, poi trasformato in legge, del Cdm, rimettendo in sella Strada dei Parchi, in attesa di entrare nel merito. Entrambe le volte la decisione è stata annullata dal Consiglio di Stato che, sottolineano fonti di Strada dei Parchi, ha ribaltato il verdetto con due argomentazioni diverse: nel primo caso con il pericolo crollo, nel secondo caso con il fatto che il privato non aveva i fondi per mettere in sicurezza le dovute arterie. Le stesse fonti ricordano come lo stesso Consiglio di Stato nel novembre del 2020, aveva nominato un commissario ad acta con il compito di approvare il nuovo piano economico finanziario (Pef), non aggiornato dal 2014, proprio per le inadempienze dell’allora Ministero per le Infrastrutture (Mit), ora Mims. Nel Pef era compreso il mega piano di messa in sicurezza, di circa 6,2 miliardi di euro, e il controllo del prezzo delle tariffe. 

La sicurezza era prevista nella legge di stabilità del 2012, dopo il terremoto dell’Aquila del 2009, nella quale le due arterie venivano considerate strategiche in caso di calamità naturale. Dopo oltre due anni, il commissariamento non ha prodotto risultati.