Ca.Fè, dal baratro di una mala gestio al fulgore di uno spazio comune mai avuto

Alle 17 di oggi (venerdì) San Nicolò, con l’inaugurazione della ex scuola Carlo Febbo, celebra un tipico esempio di rigenerazione urbana. E pensare che il finanziamento era stato revocato per l’inerzia della passata amministrazione

TERAMO – Per capire quello che la frazione di San Nicolò vivrà oggi pomeriggio, al momento dell’inaugurazione del complesso della ex scuola Carlo Febbo, basta fare un giro sui social e leggere le impressioni, le sensazioni, i commenti, i ricordi di chi ha vissuto in prima persona la storia di questo vecchio edificio scolastico che la quasi totalità dei sannicolesi ha frequentato sui banchi. Solo in un secondo tempo sarà possibile comprendere il valore di un recupero, questo sì vero esempio di rigenerazione urbana, di un edificio che era stato lasciato nell’abbandono e alla mercè di vandali e degrado.

Perchè chi oggi si accanisce contro questa realizzazione con bambinesca caparbietà, scambiando e riducendo questa eloquente ristrutturazione addirittura a un… bar solo perchè il centro di aggregazione che nasce ha scelto l’acronimo Ca.Fè. per aggiornarne e semplificarne l’antica intitolazione, forse dimentica o finge di dimenticare quale grosso rischio ha corso la ex Carlo Febbo di non tornare al vecchio splendore. Il taglio del nastro di oggi (venerdì 7 ottobre) alle 17 e l’intitolazione del parco circostante all’indimenticato Ernino D’Agostino, il politico buono – che proprio oggi avrebbe compiuto 62 anni – scomparso il 4 novembre del 2015, chiude un ‘buco nero’ che soltanto grazie all’impegno di tre amministratori sannicolesi è riuscito dalle secche della mala gestio della cosa pubblica. Gianguido D’Alberto e Antonio Filipponi, da consiglieri di opposizione prima e da sindaco e assessore poi, assieme al consigliere di Podemos Lanfranco Lancione, hanno fatto del recupero di questo spazio, affettivo prima di tutto, un obiettivo prioritario.

Perchè l’attuale opposizione, che oggi tanto punta il dito sui presunti vizi amministrativi che accompagnerebbero il battesimo della struttura, dimentica che fu proprio il centrodestra – con la scusa del sisma e poi che era stata la Regione di centrosinistra a nasconderli – a balbettare una puerile giustificazione che spiegasse la scomparsa di 551mila euro di finanziamento con cui questa ex scuola avrebbe dovuto essere riqualificata, addirittura dai tempi della prima giunta Brucchi. Dimentica, che l’allora assessore ai Lavori pubblici – che oggi siede sui banchi dell’opposizione – annunciava un progetto pronto, senza sapere (con il beneficio della buona fede) che la Regione aveva comunicato la revoca del finanziamento per non aver completato il recupero, già dal 2013… Una figuraccia cosmica che quasi portò alla crisi della giunta Brucchi.

Inserita nel piano triennale delle opere dall’amministrazione D’Alberto, grazie al recupero di quei soldi appena dopo il suo insediamento, la ex Carlo Febbo è stata ristrutturata, ammodernata, e resa luogo di aggregazione che mai nessuno ha saputo regalare, nei decenni, a San Nicolò a Tordino, oltre 8.000 abitanti. Sarebbe facile scrivere: ‘detto, fatto’, ma oggi la polemica politica con la memoria corta viene surclassata dalla felicità di una comunità che di questo edificio storico, nato sul finire degli anni ’50, farà un luogo di ritrovo, di svago, di servizio alla comunità. Non a caso, ospiterà anche uno sportello della Teramo Ambiente, a confermare quella vocazione da tempo indicata e inseguita dalle richieste della popolazione. Che tutta insieme, senza colori, oggi pomeriggio festeggerà, perché questa sarà una casa di tutti.