Per ‘Cittadini in Comune’, il problema della fuga di residenti sta nella chiusura dei siti culturali

Ennesimo attacco polemico dei consiglieri comunali Luzii, Di Teodoro e Verzilli: nel mirino c’è in particolare la disattesa gestione della Domus del Leone

TERAMO – Torna a criticare la “situazione generale della città che mai si sia verificata nella sua intera storia“, il gruppo consiliare ‘Cittadini in Comune’, formato da Giovanni Luzii. Osvaldo Di Teodoro e Ivan Verzilli. Ammettendo che si tratta di campagna elettorale (“è quanto mai opportuno iniziare a fare dei bilanci su quanto il sindaco e i suoi assessori hanno realizzato in concreto, a sei mesi dalle prossime elezioni comunali“, scrivono), stavolta nel mirino finisce il ‘Polo Museale Città di Teramo’ e più in particolare la Domus del Leone…

Partendo da quanto riportato nel sito ufficiale del Comune nella pagina dedicata, i consiglieri notano come dei 13 siti culturali indicati, “ben 8 sono chiusi stabilmente, mentre solamente 5 sono aperti alla pubblica fruizione. In totale sono 9 i principali siti chiusi, pari al 65% dei 14 siti culturali teramani totali, tutti rintracciabili su internet, ma non visitabili per nessuno“. I ‘Cittadini in Comune fanno riferimento al numero di 14 siti complessivi, “perché – dicono – bisognerebbe aggiungere la Domus del Leone che è di proprietà privata ma per il quale lo scrivente Gruppo consiliare, già dal 2018, volle fortemente che venisse affidato alle cure manutentive e alla gestione della Fondazione Tercas, la quale si era impegnata a curarne l’apertura al pubblico“. E’ infatti su questo partrimonio di grande valore culturale che Luzii, Di Teodoro e Verzilli concentrano la loro critica:  “Nel lontano 5 agosto 2019, venne sottoscritto il Protocollo d’Intesa fra la Fondazione Tercas, l’Amministrazione Comunale, la famiglia Savini proprietaria dell’immobile e la Sovrintendenza, al fine di “garantire le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica della Domus del Leone ubicata all’interno di Palazzo Savini in Corso Cerulli” – scrivono i consiglieri -. Tale protocollo impegnava i sottoscrittori “ad avviare congiuntamente, entro un massimo di 24 mesi, una serie di azioni al fine di: a) restaurare e recuperare il Mosaico e gli ambienti della Domus del Leone; b) garantire la tutela e la conservazione del suddetto sito archeologico e la salubrità degli ambienti in cui esso insiste; c) assicurarne la fruizione attraverso un’apertura al pubblico dei locali e/o altre forme di valorizzazione”.

Secondo ‘Cittadini in Comune’, “In quella occasione, con una conferenza stampa caratterizzata dai soliti toni trionfalistici, il Sindaco di Teramo sottolineava “come già nel programma elettorale si fosse assunto l’impegno di individuare nella crescita culturale della città; uno dei volani principali della nuova identità da costruire. Il recupero e la fruizione del Mosaico del Leone costituiscono in questo senso una pietra miliare”.

Non vorremmo sembrare disfattisti o sollevare polemiche che vengono puntualmente e invariabilmente etichettate come ‘strumentali’, però la storia ha dato torto al Sindaco: dopo oltre tre anni dalla sottoscrizione del Protocollo sul Mosaico del Leone (non soltanto i 24 mesi promessi) nulla è stato realizzato e la Domus resta chiusa e inaccessibile sia ai teramani che ai turistiChiediamo scusa preventivamente se gettiamo acqua gelata sul trionfalismo dalbertiano – aggiungono Luzii. Di Teodoro e Verzilli -, ma vorremmo segnalare che le cure che il Primo cittadino e il suo ineffabile Assessore alla Cultura hanno dedicato al patrimonio storico-artistico-archeologico della nostra plurimillenaria città, pur essendo perfettamente riuscite (come loro stessi narrano con una profluvie di comunicati reboanti), hanno condotto alla morte del paziente, cioè a dire alla fuga dei residenti presso altri Comuni, al crollo del turismo, ad un declino economico e commerciale come non si era mai visto prima“.