FOTO / Una folla a colori per il secondo esordio di Gianguido

L’inaugurazione della sede di piazza Gasbarrini del sindaco uscente triplica in una giornata il successo delle presentazioni delle due liste di Cavallari e Di Bonaventura

TERAMO – Se dovessimo riportare tutto sul piano dello sport che tanto piace e cita il candidato del centrodestra, il derby del sabato, nel giorno di presentazione delle liste, va a Gianguido D’Alberto per 3-0. Perchè la strategia di inaugurare una sede (che già aveva ospitato la coalizione e poi la principale lista di riferimento) nel giorno in cui si tagliava il nastro della ‘casa delle idee e della continuità’ di Gianguido D’Alberto e si presentavano le liste di Valdo Di Bonaventura e di Giovanni Cavallari, è stata un autogol. La folla che ha riempito la sede di via Savini dell’assessore uscente alle manutenzione con la sua lista ‘Teramo Vive’, l’hotel Abruzzi per la ‘Bella Teramo’ del vicesindaco, ma soprattutto quella del sindaco uscente ha segnato una tripletta che ha dato degnamente avvio alla campagna elettorale.

Qualche cantore di parte sarà pronto a replicare che la folla delle piazze non corrisponde a quella delle urne. Se fino ad oggi sono stati esaltati incontri nei quartieri dei quali non esistono immagini (e se si rintracciano, mettono a nudo la realtà di una compagnia che procede a ranghi sciolti), l’inaugurazione della sede del candidato del centrodestra basta per far tornare sulla terra, con i numeri, la compagnia dello sfidante Carlo Antonetti. Due differenze sono saltate agli occhi, nella serata lì dove un giorno si vivevano i fasti del cinema Apollo: la gente ‘a colori’ e un pubblico non solo ‘riempito’ di candidati. Ha colpito, infatti, come i presenti non fossero il solito esercito di nomi delle liste, chiamati per fare numero, ma anche semplicemente cittadini che hanno voluto salutare o fare una foto con il sindaco. E tutti sorridenti, gioiosi, plaudenti.

E chi c’era è stato stimolati da un discorso coinvolgente del sindaco uscente, ben diverso da tutto ciò che si è sentito finora. Fondato sull’emozione, intanto quella suscitata dal ricordo-dedica a Massimo Speca, di cui si sente la mancanza, ma anche quella di aver partecipato – come ha sottolineato D’Alberto – a cinque (tre, in verità, per la brutta parentesi Covid) anni di ‘ricostruzione’ dai guasti precedenti”. E non gli è servito tornare a ricordare le parole con cui il commissario prefettizio Luigi Pizzi, alla fine del 2017, riferiva di aver trovato una Teramo difficile da gestire al pari di Gioia Tauro.

Emozione e condivisione, partecipazione e continuità: Gianguido ha spinto su questi concetti, che nei cinque anni lo hanno portato ad allargare la sua già allora vincente coalizione civica. E a loro, ai suoi 214 candidati, e a quelli che vorranno sostenerli, ha chiesto di puntare (e scegliere) sulla continuità, per proseguire un percorso iniziato nel 2018 che ha permesso di investire sulla Teramo del futuro.