Soriente si chiede perchè l’indignazione per le risse non è pari a quelle per gli incidenti tra ultrà. “La città non è a rischio, nelle gioiellerie la merce resta esposta in vetrina alla pausa pranzo e le auto sono aperte con le chiavi inserite”
TERAMO – I numeri dicono che l’attività di repressione dei reati, e nello specifico delle risse che in questi ultimi mesi hanno caratterizzato in negativo l’immagine della città, è intensa e dà risultati vicini al 100%. Prova ne sia la ventina di identificazioni seguite da altrettante denunce a piede libero per rissa (e qualcuna anche per lesioni personali) relativa alla rissa con bastoni tra teramani e magrebini in piazza Martiri nella notte sullo scorso 3 settembre.
E’ un dato sul quale invita a riflettere il questore di Teramo, Carmine Soriente, quando si parla di centro città sotto coprifuoco allo scoccare delle ore serali. “Non riusciamo a impedire che le cose accadano – ha spiegato Soriente ai giornalisti -, ma pensiamo anche quanti episodi di reato la nostra attività di prevenzione fa sì che non succedano. E’ una questione di percezione della sicurezza, è vero, che però è un ‘pacchetto’ completo, che ha bisogno di una partecipazione attiva di tutti”.
Il riferimento è al fatto che la gente, i teramani, collaborano poco con le forze di polizia. Nonostante ci siano episodi di cui molti sono testimoni, non c’è segnalazione che possa aiutare nel prevenire o reprimere episodi di violenza o altro, come ad esempio lo spaccio di stupefacenti. L’esempio-paragone è presto fatto e coinvolge la tifoseria ultrà: “Abbiamo notato un’onda di indignazione per gli episodi di violenza in centro – ha citato Soriente – ma nessuno che condanni le azioni violente dei tifosi, che costringono le il sottoscritto e le forze dell’ordine ad organizzare presidi di sicurezza vicino a un noto ristorante in piazza Martiri“. Sulle scazzottate in centro città Soriente ritiene di mandare un messaggio anche alle famiglie, a quei genitori che dovrebbero chiedersi perché “i loro figli rincasano magari con un occhio nero“, a cui chiede di tornare ad esercitare l’antica potestà genitoriale, e soprattutto a tutti di essere più educati: “Il rischio che vorrei segnalare ai nostri giovani – dice Soriente -, è che darsi appuntamento per fare a botte può comportare gravi conseguenze sotto il profilo penale, con un titolo di reato più grave qualora la situazione peggiori, passando dalla rissa alle lesioni o al tentativo di omicidio“.
Soriente ritiene che in città gli episodi verificatisi non destino grande allarme sociale, al pari di rapine e furti, anche in considerazione del fatto che si può ancora 2lasciare una costosissima auto in sosta con le chiavi inserite per prendere un caffè” o perchè “i negozi che vendono preziosi possono tranquillamente lasciare la merce in vetrina alla pausa di pranzo“. Un richiamo al rispetto delle regole da parte di tutti, infine, aiuterebbe anche al civile convivenza e un riferimento in questo caso va anche “a quei commercianti che vendono alcolici ai minorenni” o che “non rispettano gli orari di chiusura“.
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