TERAMO – La detenzione di Davide Rosci dopo solo il primo grado di giudizio è «un atto di repressione». A scriverlo è Sandro Santacroce, del gruppo consigliare del Partito della Rifondazioe comunista al comune di Teramo. santacroce fa riferimento ai 400 giorni trascorsi fino a oggi in cella dal giovante teramano condannato a sei anni nel gennaio scorso per aver partecipato all’assalto al blindato dei carabinieri nel corso degli scontri a Roma dell’ottobre di due anni fa. «E’ difficile credere che si stia applicando con serenità la “giustizia” – sostiene il consigliere comunale Prc -. E’ più logico immaginare che si è innescato un meccanismo repressivo e di accanimento nei confronti del nostro compagno, reo di trovarsi a Roma in Piazza San Giovanni e guardare il blindato dei Carabinieri bruciare durante la manifestazione degli Indignati del 15 ottobre 2011». Grave per Santacroce la condanna a sei anni, inaccettabile mantenere agli arresti Rosci «quando mancano ancora due gradi di giudizio. Gli avvenimenti di questi ultimi giorni ci fanno capire che non siamo tutti uguali di fronte alla legge. Chi costringe Davide a stare in cella – conclude Santacroce – sta solo mettendo in atto una triste repressione, comportamento non accettabile in una società democratica e evoluta alla quale noi tutti pensiamo di appartenere».
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