TERAMO – Ci sono anche molti abruzzesi e qualche teramano nell’elenco di 27mila italiani che la procura di Forlì sta passando al setaccio dopo aver riaperto il calderone dell’esportazione di denaro sulle banche di San Marino. Che il legame con la Tercas fosse forte lo si sapeva e da questo telegiornale avevamo in tempi non sospetti scoperchiato il pentolone dello scandalo. Mentre quella dei rapporti tra la banca di corso San Giorgio e la Smi del Titano è ancora sotto la lente di ingrandimento dei nuclei della Guardia di Finanza di Milano e Roma, adesso è l’inchiesta Toirre d’avorio del procuratore forlivese Sottini a far tremare le gambe di molti teramani. Perchè se il le cronache nazionali del Sole 24 Ore, di Repubblica e dell’Espresso in edicola oggi citano il nome più illustre di un teramano d’adozione come Germano Lucchi, imprenditore cesenate con ruoli importanti all’Amadori ed ex presidente della Cassa di risparmio di Cesena, con i suoi 5 milioni di euro di depositi, tanti altri sfruttando l’anonimato garantito dalla legge bancaria hanno utilizzato l’autostrada fino al confine con la Romagna per mettere al sicuro denaro, preziosi, titoli. Un fiume di soldi su cui adesso è stato tolto il segreto bancario. 27mila persone, alcune fisicamente altre sotto la copertura di fondi e trust, per un vero e proprio fiume di soldi portati all’estero, 22 miliardi di euro. Tra loro adesso è caccia ai nomi eccellenti.
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