L'aula di Corte d'Assise si fa camera ardente per l'abbraccio del 'suo' tribunale al presidente benvoluto da tutti FOTO

TERAMO – Il lungo applauso con cui le persone che affollavano l’atrio del tribunale hanno accolto il feretro del presidente Alessandro Iacoboni ha reso la cifre di quanto il magistrato venuto a mancare all’età di 63 anni fosse benvoluto da tutti. Per la prima volta nella storia del Palazzo di Giustizia, la Corte d’Assise si è trasformata in camera ardente e nonostante sia l’aula più grande, in tanti sono rimasti fuori. La salma è giunta alle 12:40, accompagnata dal piccolo corteo con la vedova Laura e i due figli Anna e Donato: ha ricevuto il saluto dei colleghi magistrati, tutti fuori per riceverlo, e tra essi oltre al procuratore generale Pietro Mennini, anche l’ex presidente Giovanni Spinosa, il procuratore Antonio Guerriero e gli altri gradi delle forze dell’ordine, assieme al sindco di Teramo, Gianguido D’Alberto, e l’ex presidente del Csm, oggi consigliere regionale, Giovanni Legnini e l’assessore regionale Piero Fioretti. L’ingresso nell’aula ‘Falcone e Borsellino’, è stato salutato con un applauso: c’erano tutti i dipendenti del tribunale, il personale della polizia giudiziaria, tantissimi avvocati. Molti piangevano, e la commozione è cresciuta ancor più quando la presidente della Corte d’Appello dell’Aquila, Fabrizia Ida Francabandera, ha ricordato Iacoboni, così come hanno fatto il procuratore generale Mennini e Guerriero, ma soprattutto colei che adesso è chiamata a fare le veci del presidente defunto, Angela Di Girolamo: interrompendosi più volte per la commozione, ha sottolineato l’alta figura del magistrato, il valore dell’uomo, l’apprezzamento che iacoboni ha saputo riscuotere negli appena due anni in cui ha guidato il tribunale. La dirigente amministrativa del tribunale e della Procura, la dottoressa Emanuela Zannerini, proprio nell’ultimo giorno del suo incarico a Teramo, ha ricordato come il presidente scomparso aveva grande attenzione per il suo tribunale, quando si era preoccupato di affidarne la manutenzione, ma soprattutto facendo conservando gelosamente, in una vetrina appositamente realizzata, alcuni volumi antichi ‘scovati’ nell’archivio del Palazzo di giustizia. Il suo saluto è stato toccante: "Se è vero che in questa vita tutti passiamo e nessuno resta – ha detto in lacrime -, io dal dottor Iacoboni ho imparato che qualcuno resta". Dal tribunale il feretro è stato trasferito in Cattedrale, dove il vescovo Lorenzo Leuzzi e il parroco don Aldino Tomassetti hanno celebrato i funerali. Una cerimonia intima, poi l’ultimo saluto del mondo gudiziario in piazza Orsini dove la toga da giudice di Alessandro Iacoboni è stata posta sulla bara, prima del viaggi overso la sepoltura nel cimitero di Rocca di Mezzo, paese d’origine della famiglia.