TERAMO – "Non sono mica Totò Riina…" dice e si commuove, Quintino Stanchieri. Ringrazia tutti, quelli del carcere, quelli che hanno espresso solidarietà, il libraio Antonio Topitti che chiedeva la concessione dei domiciliari. Stringe la mano a Rolando Di Diodato, l’amico che si è speso per tenere aperto il canale comunicativo dall’esterno del carcere, abbraccia Pietro Di Francesco, recupera un timido sorriso.
E’ tornato a casa, l’ex assessore comunale e costruttore 81enne. Il tribunale di sorveglianza dell’Aquila ha dato mandato a quello di Pescara di disporre la sua scarcerazione dopo una settimana di detenzione a Castrogno. Sconterà la condanna a 4 anni e 7 mesi agli arresti domiciliari nella sua abitazione alla Gammarana. Il suo era diventato un caso nazionale, che ha suscitato stupore per il trattamento che gli è stato riservato, senza tenere conto dell’età avanzata e dell’invalidità, nonostante i certificati e la documentazione.
Cammina lentamente, trascina le gambe mentre esce dall’auto che lo sta riaccompagnando a casa dopo le formalità presso la questura di Teramo: "Sono stati bene per come si può stare bene in carcere – dice con un filo di voce -. Mi hanno trattato benissimo questo lo voglio dire. Ma io non ho fatto niene, perchè dovevo stare in carcere?". Stanchieri era entrato a Castrogno mercoledì mattina, ma già nel pomeriggio era riuscito a trovare il sostegno di Massimo, un altro detenuto pugliese, che "mi ha trattato come fossi suo padre. Ogni quarto d’ora veniva da me per chiedermi se avevo bisogno di qualcosa".
Il magistrato di sorveglianza ha accolto la richiesta del legale Mario Antonietti di approfondire la documentazione, soprattutto quella sanitaria, e ha preso atto della gravità dello stato di salute del costruttore, invalido al 100 per cento ma alle prese con un quadro diabetico critico e altre patologie che ne rendono incompatibile al presenza in cella. Adesso starà a casa, assistito dalla badante, e potrà uscire per svolgere visite o altre incombenze personali dalle 10.30 a mezzogiorno, ma soltanto con l’autorizzazione preventiva della sorveglianza. "Dopo una vita di lavoro…. – continua a ripetere Stanchieri mentre si avvicina all’ingresso di casa -, dopo una vita di lavoro, l’aver fatto del bene anche alle pietre, io non ho fatto niente, mi ritrovo una condanna per un errore del commercialista, che è pure morto… io non lo so cosa sia successo, 22 o 23 anni fa… ma purtroppo, a 81 anni, Stanchieri è finito in galera…" e gli occhi gli diventano di nuovo lucidi. Adesso è più tranquillo, svicola dietro una porta finestra, non prima di aver ricordato in pochi secondi i bei tempi che furono, quando era amministratore comunale di primo piano e di ripetere: "Ho fatto sempre del bene, io non hoi ammazzato nessuno, questa cosa che è successa mi sembra proprio strana. Io ho lavorato e ho dato lavoro… sono stato abituato a sopportare un pò di tutto nella vita, ma non meritavo un trattamento del genere dalla magistratura…". Saluta prima di chiudersi agli arresti e ricorda: "La gente che non mi conosce cosa avrà pensato? Che io sia Totò Riina? Io non ho ammazzato nessuno, non ho fatto niente ma purtroppo sono andato in galera…".