TERAMO – Vecchio Comunale, altro atto: tra qualche giorno partirà la sottoscrizione pubblica lanciata dai Ragazzi della Est e dal comitato popolare "Giù le mani dal Comunale", che vuole proporre il referendum e gli ultrà lanciano un appello affinchè la cittadinanza firmi in massa. L’appello è accompagnato dalla replica alle parole dei politici che sabato, in occasione dell’inaugurazione del parcheggio di piazza Dante, hanno ribadito la necessità, oltreche la volontà, di cogliere l’occasione di costruire un nuovo teatro nell’area del vecchio stadio. I politici sono accorsi, secondo i Ragazzi della Est, a sostenere "un’idea malsana quanto incosciente quale è quella di smantellare quell’area, portata avanti da una classe politica affaristica". Nell’affermare che “non è dato sapere cosa si celi realmente dietro l’opera mistificatoria", gli ultrà ritengono che “ci troviamo di fronte all’arroganza e all’operato illegittimo di chi usa la politica come mezzo per raggiungere scopi ed interessi personali". Aggiungono anche che ci si trova di fronte a una “strategia della speculazione ce investe un pezzo della storia di Teramo e una risorsa di utilità generale, che si nutre di una informazione schierata al servizio del padrone e poco incline ad affrontare le tematiche in modo trasparente" (aspetto, questo, sul quale, a parere di www.emmelle.it, si generalizza un pò troppo: sarebbe il caso una volta per tutte, di fare nomi, cognomi e situazioni, per evitare quel qualunquismo retorico che non è dissimile dagli atteggiamenti che gli ultrà attribuiscono ai politici…, ndr). I Ragazzi della Est giudicano la poisizione del sindaco Brucchi “un fazioso tentativo di sponsorizzare un progetto che altro non significase non abbattare per speculare. Nelle sue dichiarazioni è evidente come, in preda a un delirio di onnipotenza fatto di sterili percentuali elettorali, si stia arrogando il diritto di non rispettare e addirittura prevaricare determine forme di partecipazione popolare, chiaramento riconosciute dallo Statuto Comunale, come il referendum". In particolare, il riferimento è alla giustificazione del tempo scaduto per il referendum o alle forti penali a carico della collettività, quando "si omette volontariamente di porre l’accento sul veloce susseguirsi degli eventi e la rapidità che si è voluta imprimere a tutto l’iter progettuale". E chiudono ipotizzando che forse tuto ciò nasconda "la consapevolezza che il consenso, sbandierato in più di una occasione, stia rapidamente svanendo".
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