C'erano i genitori dietro gli incontri sessuali con adulti della tredicenne

TERAMO – Facevano prostituire la figlia tredicenne per pochi euro, proponendone gli incontri sessuali con persone che loro stesse contattavano e con ci organizzavano gli incontri. A mettere fine alla drammatica storia di sfruttamento della minore sono intervenute le magistrature teramana e aquilana, con l’emissione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del padre, un 59enne di origini rom della provincia di Teramo, e con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per la madre, una 37enne.Le accuse sono di concorso in sfruttamento aggravato della prostituzione minorile. Secondo quanto accertato dalle indagini, avviate dapprima dalla procura teramana con il pubblico ministero Silvi Scamurra, poi dal collega aquilano Stefano Gallo, che ha chiesto e ottenuto i provvediementi odierni dal gip del tribunale del tribunale dell’Aquila, Romano Gargarella. Gli episodi di protituzione accertati dagli uomini del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Teramo, diretti dal maggiore Americo Di Pirro, conteplano anche un arresto in flagranza di reato, effettuato nello scorso inverno: la ragazzina fu sorpresa in una zona del parco fluviale del Vezzola, a Teramo, in auto con un operaio 55enne che finì in manette. Da quell’episodio le indagini avrebbero acclarato numerosi incontri in cui sarebbe stata protagonista la ragazzina, costretta in alcuni casi a prestazione sessuali in cambio di dieci-venti euro. L’indagine, ancora in corso, sta facendo chiarezza sul ruolo di altre persone coinvolte nei rapporti con la minorenne, adesso affidata all’assistenza dei servizi sociali.