Nisii si difende, ma ecco perchè Bankitalia lo accusa

TERAMO – L’intervento dell’ex presidente della Tercas, Lino NIsii, che ha rotto il silenzio che durava da due anni, da quando Bankitalia ha commissariato l’Istituto di credito di corso San Giorgio, ha aperto la strada a una serie di considerazioni e riflessioni. Che non sono tutte nella direzione di una conivisione di quanto affermato dal "padre-padrone" che ha ricoperto il ruolo di vertice alla Tercas dal marzo 1981 al maggio 2012. Nisii ha voluto far capire che Bankitalia non ha avvertito perchè non si è accorta, come lui e gli altri della governance,di quanto stesse accadendo, indicando nella ‘complicità’ di alcuni dipendenti fino a quel momento dal coportamento ineccepibile, con la gestione Di Matteo. Ma il punto è un altro: il commissario di Bankitalia, Riccardo Sora, contesta qualcosa di più importante all’ex presidente Nisii che non la sua ‘disattenzione’ o peggio, non conoscenza dell’operato dell’ex direttore generale. Sotto accusa, a costituire quasi una pietra miliare di questa vicenda, c’è lo strumento della ‘delibera in delega’, quella che il presidente Nisii ha adottato spesso, operazione che gli permetteva di evitare la condivisione sia del Consiglio di amministrazione che del Comitato esecutivo della banca. Ovvero: il direttore generale Antonio Di Matteo proponeva e il presidente Nisii deliberava in autonomia. Sora sottolinea, nella sua azione di responsabilità contro gli ex amministratori, che lo statuto sociale “subordina la facoltà per il Presidente di adottare decisioni di competenza degli organi collegiali solo ai requisiti di assoluta ed improrogabile urgenza", come queste delibere venivano adottate anche nell’imminenza o subito dopo una riunione di Cda o di Comitato, come ad eludere il passaggio di fronte a questi organismi: e ciò avveniva sempre quando c’era da autorizzare grossi affidamenti ai grandi gruppi introdotti da Di Matteo in Tercas.

I soldi a Di Mario e la vicenda Smib. Sora elenca i nodi cruciali delle responsabilità e tra questi le operazioni più "pesanti", sia per l’anomalia della procedura sia per il devastante effetto sui fondi della banca, sono quelle in favore del faccendeire romano Raffaele Di Mario e per l’acquisizione della Banca di San Marino. Nella prima sia Di Matteo che Nisii sono indagati. Sotto la lente di ingrandimento c’è la delibera d’urgenza firmata da Nisii nello stesso giorno in cui si è riunito il Comitato Esecutivo di Tercas, il 2 ottobre 2006: 13,9 milioni di euro affidati alla Dimafin Srl, apunto del’imprenditore romano. Nella seconda, nonostante una trattativa protrattasi per mesi e anni, conclusasi poi con il salvataggio della banca sammarinese e la nascita della Smib – dai vertici tutti teramani -,  nonostante un vorticoso e importante giro di movimentazioni finanziare per un ammontare di 23 milioni di euro, sia Nisii che Di Matteo ne hanno tenuto nascosta l’esistenza sia alla vigilanza che agli organi collegiali della Tercas. Dice il commissariio di Bankitalia: «Emerge un unico passaggio in Cda (per la vicenda Smib, ndr), il 6 luglio 2001 quando il presidente Nisii, riferendo della perquisizione del 30 giugno disposta dalla Procura di Roma nei locali della Banca, nell’ambito dell’indagine sul fallimento del gruppo Di Mario, precisava che ‘in passato la Tercas era stata invitata a rilevare una banca con sede nella Repubblica di San Marino, che al riguardo venne avviata un’istruttoria interna… ma che la proposta venne in seguito valutata in termini non favorevoli ed, in conseguenza, abbandonata senza interessare il Consiglio"…». Per la cronaca, nel 2007 l’operazione era stata avviata senza la partecipazione formale di Tercas ma con soggetti direttamente collegati all’ex direttore generale Di Matteo che si era avvalso nella regia di Antenucci, ex responsabile del risk management di Tercas:  alla direzione generale di Smib fu nominato il dipendente in aspettativa non retribuita Roberto Pietrapaoli, alla presidenza del Cda e del Collegio sindacale rispettivamente i clienti Tercas Franco Iachini di Teramo e Marco Fraticelli di Giulianova, con il 20% delle azioni detenute dalla convivente di Di Matte, Cinzia Ciampani.