Ex manicomio, l'Università: «Recuperiamo una porzione per farne centro di documentazione»

TERAMO – Recuperare una porzione della immensa struttura dell’ex Ospedale psichiatrico di Sant’Antonio Abate a Porta Melatina, per ospitarci un centro di documentazione di storia della psichiatria. La proposta arriva dall’Università di Teramo che individua nella parte sud-ovest dell’ex manicomio, prospiciente via del Baluardo, il corpo di fabbrica da adeguare solo sotto il profilo sismico e strutturale per coronare il progetto. Il lancio dela proposta c’è stato in occasione della presentazione dell’innovativo progetto culturale con cui l’Ateneo ha recuperato e valorizzato ben 22mila cartelle cliniche prodotte dal 1881 al 1998, anno di chiusura del manicomio, che hanno configurato ognuna una sorta di "piccolo romanzo", speccho fedele della mentalità, dei progressi e anche delle inadeguatezze della scienza medica, delle trasformazioni sociali, dei cambiamenti prodotti dai grandi eventi, ma anche dalla ‘scusa’ che la struttura psichiatrica costituiva, ad esempio, per il regime sotto il profilo del controllo sociale. L’ex manicomio di Porta Melatina, l’unico della regione, è stato tra i 63 ospedali psichiatrici attivi in Italia dalla fine dell’Ottoceno fino alla legge Basaglia del 1978, osservatorio privilegiato dei processi storici e sociali pù generali. Ospitò più di 260 soldati traumatizzati durante la Prima guerra mondiale, oltre a numerosi profughi o internati politici sotto il regime fascista. Ma soprattutto, ha visto nascere nel 1925, su iniziativa di Marco Levi Bianchini, la Società italiana di psicoanalisi. Il progetto universitario, illustrato dal Rettore Luciano D’Amico,  ha realizzato anche una raccolta delle testimonianze con le memorie più recenti di medici, infermieri, assistenti sociali ed ex pazienti.