E' morto stringendo in mano la corda del suo cliente

TERAMO – E’ morto stringendo in mano la corda con cui teneva legato l’amico e cliente, Pino Sabbatini. Una dedizione estrema al suo lavoro, alla sua passione, alla sicurezza degli altri. Proprio la sicurezza era il primo assillo del capostazione di Teramo del Corpo nazionale di soccorso alpino, che ieri ha perso la vita sul Canale di Mezzo, sul versante teramano dei Prati di Tivo del Gran Sasso, assieme all’istruttore di surf pescarese, il 43enne David Remigio. I suo amici del Cnsas che sono andati a riprenderlo, lo hanno trovato su una piazzola di neve fresca, al termine di un lungo precipizio di circa 200 metri: in mano stringeva la corda che lo teneva all’altro, mentre scendevano "in conserva" dall’escursione cominciata di prima mattina dai Prati.

Oggi la veglia nella chiesa di San Bartolomeo. Il magistrato ha concesso il nulla-osta per la celebrazione dei funerali. Da questa sera alle 20 è in programma la veglia alla salma di Pino Sabbatini, nella chiesa di San Bartolomeo, all’anfiteatro. Doveva essere esposta prima, nel pomeriggio, ma i famigliari hanno deciso di lasciarlo in obitorio dove per tutto il pomeriggio in centinaia sono stati a porgere un saluto all’amico. Domani, alle 15, le esequie nel Duomo di Teramo. Pino è stato vestito con la divisa del Cnsas, quella con cui volava sugli elicotteri del 118 per le montagne del Teramano a salvare vite.

Ricostruito l’incidente. Il sostituto procuratore Irene Scordamaglia che aveva aperto un fascicolo sulla tragedia del Gran Sasso, ha ricevuto il rapporto dei carabinieri della stazione di Pietracamela che hanno ricostuito la dinamica dell’incidente di montagna. Sabbatini e Remigio stavano tornando a valle dopo l’escusione verso il Corno Piccolo attraverso il Canale di Mezzo, quando sono stati travolti da una cornice di neve che si è staccata sopra di loro. Non c’era tante neve, ma il rialzo termico deve aver provocato il distacco che è finito sui due, sbilanciandoli e facendoli precipitare. Smentite le altre strane ricostruzioni che volevano il distacco provocato dal movimento di altri escursionisti di altre due cordate che si trovavano sopra alle due vittime, ma in posizione più defilata. Allo stesso modo non corrisponde al vero una prima ricostruzione che voleva Sabbatini e l’altro giovane, scivolati su un lastrone di ghiaccio: condizioni di neve e di ambientale erano i primi elementi di valutazione che la espertissima guida alpina metteva in atto.

Su Facebook corre il dolore degli amici. Da ieri la sua foto scattata mezzora prima della tragica caduta è diventata l’icona del dolore. In decine di centinaia hano postato il loro commiato, il loro messaggio di dolore. A conferma, se ce ne fosse stato bisogno, della notorietà e dell’affetto che circondavano questo ragazzone dalle grandi doti umane. E struggenti sono, tra tutti, i messaggi di addio delle due splendide figlie, Eva e Gaia.

Il cordoglio del presidente della Provincia. «Una terribile tragedia che colpisce l’intero Abruzzo e il mondo dell’alpinismo italiano. La nostra montagna e la nostra regione devono molto a quest’uomo che nella sua dimensione personale, professionale e sportiva è diventato un testimone eccellente della sua terra, facendola conoscere, apprezzare ed amare» ha dichiarato il presidente della Provincia, Renzo Di Sabatino, rendendo onore alla memoria della Guida alpina Pino Sabbatini. «La comunità teramana che l’ha conosciuto e apprezzato custodirà il suo ricordo, il ricordo di una vita spesa con grande generosità e passione. La comunità provinciale è vicina alle due famiglie che in questo momento stanno piangendo i loro cari».