Residenti ostaggio dei ladri a Villa Mosca, Pomante: "Colpa di una stradina comunale abbandonata"

TERAMO – Il consigliere comunale d’opposizione Gianluca Pomante di fa portavoce dell’indignazione di alcuni residenti del quartiere di Villa Mosca nel mirino dei ladri che da qualche tempo si introducono indisturbati negli appartamenti. I malfattori, come denunciato dai residenti, agiscono indisturbati grazie a un rettiineo stradale comunale abbandonato che insiste dietro la strada principale situata alla spalle del Conad. “Sarebbe più corretto chiamarla relitto stradale, viste le condizioni in cui versa- spiega Pomante -. Una stradina che costeggia diverse abitazioni e viene utilizzata come via di accesso e di fuga dai ladri, che sanno di non rischiare di essere intercettati, dato che, durante le ore notturne, le pattuglie si muovono solo in auto e da quelle parti un’auto certamente non riesce a passare. Non c’è un palo ad illuminarla, non c’è una telecamera a proteggerla, tutto è rimandato alla buona volontà dei singoli. Nel diffondere le foto dell’ennesimo furto perpetrato all’interno di un’abitazione Pomante chiede attenzione agli amministratori e alle forze dell’Ordine. «Mentre gli amministratori spiegano che soldi per le manutenzioni non ce ne sono, gli interventi vengono suddivisi, non equamente, tra i cittadini di serie A e quelli di serie B. Le tasse, però, non tengono conto di queste differenze. Non tengono conto del disagio e della paura di chi non ha la fortuna di avere uno degli amministratori teramani come vicino di casa. Così come nessuno sembra interessato ad intervenire contro i predatori che ormai quotidianamente vengono in città per una questua aggressiva durante il giorno e per il saccheggio programmato appena scende il buio». Pomante avanza così una proposta: quella di attribuire sgravi fiscali e contributi a chi installa impianti d’allarme, telecamere di sorveglianza, luci private rivolte verso la strada, e si organizza in ronde volontarie di vigilanza notturna, a supporto delle Forze dell’Ordine. “Non la giustizia sommaria – conclude Pomante – ma almeno la libertà di organizzarsi, di difendersi, ed un incentivo economico per farlo”.