L'ex commissario Sora indagato nell'inchiesta Carim

TERAMO – C’è anche l’ex commissario della Tercas e oggi commissario sia di Carichieti che di Banca dell’Etruria, Riccardo Sora, tra i 26 indagati nell’inchiesta sulla gestione della Cassa di risparmio di Rimini (Carim), condotta dal nucleo di polizia tributaria della Finanza di Rimini. A Sora viene contestato il reato di indebita restituzione dei conferimenti assieme all’altro commissario inviato da Bankitalia, Piernicola Carollo. Sora aveva preso l’incarico di commissario alla cassa riminese nell’ottobre 2010, due anni prima di approdare alla Tercas per gestire in sostanza la sua ‘liquidazione’ alla Banca Popolare di Bari. Nel registro degli indagati compaiono anche gli ex amministratori Carim, accusati di associazione a delinquere finalizzata al falso in bilancio e altri reati societari. Proprio oggi la Finanza ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari per le vicende che risalgono al 2009 e 2010. A riportare la notizie nel pomeriggio, il quotidiano di informazione on-line "Lettera43", che cita fonti investigative, riportando i capisaldi della contestazione di reato. Anche in questo caso, si ripete una storia conosciuta e comune a tante banche in difficoltò, come evidenziato nel caso Tercas. L’inchiesta ha infatti sottolineato, secondo quanto sostiene il pm Luca Bertuzzi, come la governance Carim, «a seguito di elargizione di mutui e di finanziamenti non assistiti da adeguate garanzie, ometteva dolosamente di evidenziare nei bilanci le perdite già maturate da tempo tramite stime e valutazioni palesemente non corrispondenti alla reale situazione del credito». In sostanza, venivano concesse o riviste linee di credito «a favore di soggetti o gruppi societari da tempo insolventi». Molti di questi prestiti a causa della crisi economica e dei fallimenti sono poi diventati inesigibili e quindi «avrebbero correttamente richiesto una svalutazione dei crediti stessi vantati dalla Carim». Alla Carim sarebbero stati alterati i conti, nascondendo le perdite, al fine di mascherare il risultato di esercizio 2009, trasformando l’utile d’esercizio (di 31,3 mln di euro) in una perdita di 4,3 mln con un peggioramento di questa nel semestrale 2010, che passa da 32,5 mln a 61,6. Nei conti così addomesticati per la procura si configura il reato di false comunicazioni sociali per gli anni 2009 e 2010.