Casa popolare, il Sicet prima dal prefetto poi in procura INTERVISTA

TERAMO – L’housing sociale rischia di diventare una polveriera per l’amministrazione Brucchi, se non lo sia già. Lo si è visto ieri in consiglio comunale, con la protesta degli inquilini guidati dal Sicet, e cavalcata da parte dell’opposizione. Con il sostegno della mozione del consigliere Paola Cardelli, la protesta ha assunto il primo piano della scena politica amministrativa. A ragione, però. Ci sono carichi di drammi all’interno che meritano attenzione.
Li ha denunciati il Sicet, attraverso il suo segretario provinciale, Antonio Di Berardo, che ha portato sotto al Comune le famiglie delle case popolari con striscioni, slogan e bandiere. A cominciare da via Longo, l’infinita storia urbanistica dell’ultimo decennio di vita amministrativa cittadina. Ma il Sicet stavolta alza il tiro anche sulla precaria situazione degli affittuari, con le 400 richieste per l’assegnazione di un alloggio popolare che sono, e forse lo rimarranno, senza risposta. Le case non ci sono, le graduatorie sono bloccate e l’housing sociale di via Longo sembra paralizzare ulteriormente il tutto. Intanto c’è la disperazione di chi cerca casa e in qualche caso, come quello sollevato da Di Berardo, c’è anche chi perde il lavoro non ha soldi per pagare la pigione e rischia lo sfratto forzoso. Il Sicet lo dice: andremo alla Regione e abbiamo chiesto al prefetto di riceverci. Ma non è escluso che il secondo passaggio possa essere la procura.

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