Salvate le opere del '700 della chiesa di Sant'Agostino. Lavori per un milione di euro mai cominciati FOTO

TERAMO – Lesionata gravemente dal terremoto aquilano del 2009, ferita da un crollo parziale della volta che sovrasta il prezioso organo ligneo, diventata casa putrescente di piccioni e animali, in attesa di una ristrutturazione che non arriva mai: oggi qualcuno si è ricordato della chiesa di Sant’Agostino, nella piazzetta omonima, nel centro storico cittadino, portando in salvo 12 tele del Settecento, un paliotto di latta della stessa epoca e ciò che resta dell’organo danneggiato dal crollo. Carabinieri del nucleo tutela del patrimonio culturale di Napoli, peronale della Sovrintendenza dei beni culturali con volontari di Legambiente, ‘protetti’ dai vigili del fuoco del comando di Teramo, hanno lavorato per rimuovere i tesori a rischio distruzione.

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All’interno della navata centrale, tra laterizi e porzioni spezzate del legno dell’organo, resti del crollo provocato molto probabilmente dalla scossa del 30 ottobre, i sergni di una chiusura di anni, oltre sette.
Da qui partiva la processione della Desolata, all’alba del venerdì Santo, organizzaa dalla Confraternita dei Cinturati che qui dalla nascita aveva la sua cappella e sede: la statua della Madonna errante alla ricerca di Cristo morto ersa stata spostata dopo il sisma del 2009 nel Duomo.
L’edificio di culto, che dal quindicesimo secolo faceva parte del convento dei frati agostiniani e aveva ruolo di concattedrale cittadina, rischia di marcire da un lato e crollare dall’altro in alcune importanti porzioni. Il progetto per la sua ristrutturazione esiste ed è stato anche finanziato con un milione di euro, ma i ritardi nell’avvio del cantiere rischiano di minarne la sua stessa esistenza. Ad esprimere amarezza è don Aldino Tomassetti, parroco del Duomo: «Finanziamento c’è, è stato definito dalla fine del 2015 e avevano detto che a prmavera avrebbero cominciato i lavori – ha detto durante la visita alla chiesa -. Perche questi lavori non sono ancora cominciati? Forse per tantissime cose non è colpa del terremoto ma dell’opera dell’uomo. Se solo si spicciassero di più, se ci fosse meno burocrazia, meno interessi ma seriamo che non ci siano interessi in questo…».
Le opere recuperate dall’interno della chiesa saranno trasferite e custodite al Santuario di San Gabriele.