Valanga sul Gran Sasso uccide un sacerdote polacco. Il collega che era con lui si è salvato e ha dato l'allarme

L’AQUILA – Un sacerdote 51enne, di nazionalità polacca, è morto dopo essere finito sotto una valanga che ha colpito oggi il versante aquilano del Gran Sasso: a dare l’allarme è stato un suo connazionale, sfuggito alla valanga. Nove persone, tra Soccorso alpino della Guardia di finanza e Corpo nazionale soccorso alpino, hanno raggiunto a piedi la zona di Pizzo Cefalone per soccorrere i due. Il superstite è stato trovato in buone condizioni fisiche, anche se in stato di shock, e si sta attualmente lavorando per riportarlo in una zona sicura. Nel frattempo però, i cani antivalanga, gliunici che avrebbero potuto rintracciare il disperso, sono riusciti a individuare il cadavere del secondo escursionista. Come riferito dal Soccorso alpino della Guardia di finanza, l’uomo era sprovvisto dell’Apparecchio di ricerca in valanga (Arva) che può essere decisivo in queste circostanze, così come il suo compagno di gita, Peter Dubrovski, rimasto fuori dal fronte nevoso per puro miracolo.

La vittima è padre Jacek Oniszczuk, 51 anni, direttore del Dipartimento di Teologia Biblica della Pontificia Università Gregoriana di Roma. I tecnici del Cnsas, coadiuvati dai soccorritori della Guardia di Finanza, hanno provveduto con pala e sonda alla bonifica della zona interessata. Il ritrovamento, effettuato da un’unità cinofila è avvenuto intorno alle 19, a tre ore dall’allarme lanciato dall’altro sacerdote che era con lui.