Lo zooprofilattico abbandona il progetto nuova sede e rilancia Campo Boario

TERAMO – Sull’ormai vecchio e faraonico progetto della nuova sede dell’Istituto zooprofilattico “G. Caporale” di Colleatterrato scende una pietra tombale. Quello che sarebbe stato il più grosso cantiere cittadino dopo quello del centro commerciale Gran Sasso, nella rivalutazione della governance attuale dell’ente di ricerca, impegnerebbe troppi denari e sforzi organizzativi non più al passo con la realtà e le esigenze odierne dell’Istituto. Masterplan a parte, il direttore generale Mauro Mattioli oggi ne ha spiegato le motivazioni, disegnando, anche se non con tratti definitivi, lo ‘schizzo’ dell’Izs di domani. Scegliendo tempi e toni giusti per accompagnarlo con il dovuto riferimento a chi, leggi sindacato Fsi-Usae, lo ha accusato nelle ultime ore di non curare la prevenzione del rischio dei dipendenti.
Colleatterrato diventerà la ‘fattoria’ dove si farà sperimentazione sugli animali, dove potranno essere isolate le zoonosi, tenere sotto controllo il rischio degli studi sulle patologie, mettere a disposizione un elevato know how anche per i privati che lavorano sulla zootecnia. Il personale in sede centrale cresce al pari della ricerca (che però costa) e dei grandi risultati a livello internazionale. C’è bisogno di spazi per i due terzi dell’Istituto che non saranno trasferiti nella fattoria sulle colline teramane, soprattutto per quella ricerca (vedi laboratori e diagnostica) che impegna 180 contrattisti e che vedrà a breve un investimento di 7,5 milioni in tutto per nuove costruzioni.
«I lavori di adeguamento nella sede centrale – ha spiegato il direttore generale Izs – hanno impegnato finora 4,8 milioni di fondi. A breve ci sarà la nuova officina farmaceutica, costerà 2,5 milioni e consentirà di produrre farmaci e reagenti per incassare e finanziare così la ricerca». A Campo Boario resterà la maggior parte del personale, e questa scelta è stata fatta anche in funzione «di una città che arranca – ha detto Mattioli -. Evitare la ‘fuoriuscita’ dal cuore di Teramo di una comunità composta di circa 500 persone, tra dipendenti fissi, delle società dei servizi e contrattisti, è cosa importante»
E’ partito il restyling del corpo centrale della vecchia sede, con l’eliminazione dei percorsi di guerra nei cortili, il rifacimento degli impianti, di adeguamento antincendio,  ma soprattutto quello delle sedi territoriali, ognuna delle quali accoglie uno o più servizi specifici e caratterizzanti dell’attività dell’intero Izs. Avezzano, Campobasso, Isernia, Pescara e Lanciano, in alcuni casi erano decadenti e con oggettivi problemi strutturali: «Le abbiamo rimesso in sesto portandole a nuova vita e gli  interventi sono serviti per valutarne le strutture e verificare le condizioni di sicurezza dei nostri dipendenti».

Sulla sicurezza Mattioli non ha mai nominato il sindacato FSI, ma vi ha fatto riferimento quando ha spesso citato l’analisi del rischio, con documentazione realizzata «con la collaborazione e il coinvolgimento delle imprese ma anche dei lavoratori con operazioni condivise. A volte le soluzioni non coincidono con ciò che i dipendenti si aspettano ma l’obiettivo è comune e l’Istituto di recente ha potenziato la formazione in tema di sicurezza: 408 unità hanno frequentato corsi sulla sicurezza e a partire da un anno o poco più – ha aggiunto  il Dg – dopo aver imposto un blocco agli ingressi, anche i tantissimi che dall’esterno frequentano l’Istituto, siano essi stranieri, studenti o generici ospiti, devono sottoporsi alla formazione». La verifica di questo stato di cose sta anche negli esami che l’Istituto supera brillantemente, come le oltre 350 analisi accreditate, che comportano una preliminare valutazione complessiva su tutto l’ambiente, sicurezza compresa.