Ospedale Mazzini, l'Anticorruzione a caccia della frode in sala operatoria: pochi pazienti, troppi impianti

TERAMO – Il campanello d’allarme è suonato con una relazione che proviene dalla farmacia dell’ospedale: la spesa per la fornitura di particolari dispositivi medici negli ultimi due anni è schizzata alle stelle. La Asl di Teramo avrebbe speso tra gli 800mila e il milione di euro al fornitore di questi particolari ritrovati della medicina che vengono utilizzati per essere impiantati nei pazienti, in presenza di particolari e gravi patologie, in emergenza o sulla base di interventi chirurgici programmati. L’anomalia è diventata ‘giallo’ quando l’azienda sanitaria ha scavato nella documentazione a sostegno dell’utilizzo di questi presidi, scoprendo che il numero dei dispositivi pagati all’azienda produttrice risulta maggiore di quelli utilizzati sui pazienti. Probabilmente, cioè, chi si è sottoposto ad alcuni interventi di alta specializzazione risulta portare dentro di sé, un tot di impianti che non risulta nella realtà.

L’INDAGINE. L’analisi del dato segnalato dalla farmacia ospedaliera del Mazzini, avrebbe dunque rilevato un’anomalia fin troppo evidente, con un dato economico in netto contrasto con l’andamento della spesa per la stessa tipologia di presidio, degli anni precedenti. La segnalazione ha fatto scattare le verifiche del caso, che il direttore generale ha disposto affidando l’approfondimento a un nucleo di esperti.

MATERIALI IN DEPOSITO Secondo una proceduta consolidata, alcuni presidi medici che hanno urgenza di disponibilità, vengono tenuti in conto deposito e gestiti a seconda delle necessità dei diversi reparti ospedalieri. Il ‘conto deposito’ viene regolato con la casa farmaceutica a seconda dell’utilizzo dei presidi, a consuntivo annuale: è la Asl che paga le fatture con un rapporto diretto con le società aggiudicatrici degli appalti di fornitura.

DOCUMENTAZIONE DIVERSA Le scatole vengono consegnate alle equipe utilizzatrici su richiesta. Esiste un contrassegno che viene applicato sulla scheda del paziente, una specie di certificazione che accompagna la diagnosi e la prognosi: essa indica quale tipo e il numero dei presidi applicati. La verifica condotta dalla Asl, avrebbe portato ad appurare che qualcosa forse si è perso per strada. Un alto numero di dispositivi medici risultano usciti dalla farmacia perché impiantati su qualche decina di pazienti, ma in realtà il loro impianto non sarebbe mai avvenuto. E la documentazione specifica presenterebbe delle evidenti contraddizioni, anche se quella in possesso della farmacia confermerebbe l’utilizzo e di conseguenza il reparto farmaceutico ha proceduto all’autorizzazione del corretto pagamento dei materiali sanitari.

IL GIALLO. Non è chiaro cosa sia accaduto, di certo c’è soltanto che in due anni, e soltanto negli ultimi due più dei precedenti, la somma sborsata dall’azienda sanitaria per pagare questo utilizzo anomalo ha sfiorato complessivamente il milione di euro. Un giallo che andrà chiarito e sul quale molto probabilmente nelle prossime settimane si pronuncerà anche il servizio anticorruzione della stessa Asl di Teramo, interpellata sul caso e coinvolta nell’analisi di tutti i passaggi ‘sospetti’. All’orizzonte, qualora non si dovesse arrivare a una soluzioneplausibile e dimostrabile dell’anomalia, non è escluso che il caso finisca sul tavolo della Procura.