Caso sospetto di 'mucca pazza': una risposta dalle analisi a gennaio

TERAMO – Bisognerà attendere non prima della settimana iniziale di gennaio per sapere della conferma o meno che sia stato il morbo di Creutzfeldt-Jakob, variante umana del ‘morbo della mucca pazza’, o altra tipologia di encefalopatia, a provocare il decesso del 77enne teramano nel reparto di neurologia del Mazzini di Teramo alla vigilia di Natale. I campioni cerebrali inviati al centro specializzato di Bologna saranno analizzati nei prossimi giorni e una risposta è attesa entro i tempi tecnici di evidenza del prione. Si tratterà comunque di una risposta utile solo ai fini statistici, che laddove confermasse il sospetto del morbo della ‘mucca pazza’ porterebbe a una mezza dozzina i casi registrati nel Teramano negli ultimi 10 anni, un dato allineato con la statistica della patologia in Italia, che ha una incidenza di un caso su un milione di pazienti. Non inciderà invece sui rischi di contagio, che sono ovviamente e comprensibilmente quelli che più tengono in apprensione le popolazioni residenti nella zona dove l’anziano aveva vissuto, nella frazione di Varano. Ancora ieri i medici sono tornati a spiegare che è quasi impossibile il contagio, perché il rischio è limitato al personale sanitario che possa entrare in contatto con alcuni reperti organici (e nemmeno molti) del malato, al punto che la casistica riferisce fino ad oggi nessun caso del genere in Italia, rispetto alla circa quarantina nel mondo. Tra l’altro, come anticipato nei giorni scorsi da ‘La Città’, il caso era stato trattato secondo quanto prescrivono le linee guida e i protocolli di sicurezza, con l’isolamento precauzionale di degenza nel reparto (anche se non previsto), di particolare attenzione nei prelievi post-mortem da parte dell’anatomo patologo incaricato della raccolta dei campioni cerebrali e infine nelle procedure di sigillatura del feretro