Un teramano su tre ko per l'influenza. Vaccinazioni, +5%. Record di broncopolmoniti

TERAMO – Un teramano su tre sta cercando di rialzarsi dal letto cui l’ha costretto la potente influenza di questa stagione invernale. E dire che in molti, circa un 5% in totale, ha scelto quest’anno, diversamente dai precedenti, di vaccinarsi contro il virus di stagione. In molti dunque sono stati messi al tappeto da febbre molto forte e nella stragrande maggioranza dei casi da una laringo tracheite batterica contro cui antibiotici e fluidificanti hanno avuto il loro bel daffare. Ma il dato che colpisce maggiormente la pubblica opinione teramana, confermata dai dati sommari degli ambulatori di medicina generale e dalle farmacie, è stata l’incidenza di bronchiti, broncopolmoniti e polmoniti batteriche che ha e sta accompagnando questa ondata influenzale come effetto collaterale o complicanza. Anche in questo caso i teramani affetti e costretti al letto con cure intensive, laddove non ci siano stati perfino dei ricoveri ospedalieri, sono stati tanti. E questo aspetto patologico ha ovviamente inciso anche dalle assenze dal lavoro prolungate rispetto a quelle provocate dall’influenza, che ha un decorso evidentemente più rapido, Ma in media, il malanno di stagione ha tenuto a riposo i teramani mediamente tra i cinque e i sette giorni, fatta eccezione per chi ha dovuto debellare patologie più profonde a carico delle vie respiratorie profonde. Enormi quantità di antibiotico Rochefin e prodotti a base cortisonica sono stati alleati indispensabili per chi è caduto nella trappola infettiva. Il picco influenzale quest’anno come non mai ha indotto i teramani a una riflessione sull’utilità del vaccino antinfluenzale, che in questi primi due mesi del 2019 è stato accompagnato da una pressante campagna informativa da parte della Asl di Teramo. Una ‘scorta’ di ben 56mila dosi di vaccino, un ambulatorio mobile su un track che ha girato i maggiori centri della provincia e dicembre hanno contribuito ad alzare la soglia dei numero di pazienti che hanno fatto ricorso all’immunizzazione. Cioè il vaccino è stato richiesto e somministrato ad una platea maggiore rispetto ai previsti anziani ultra 65enni (e per gli ultra 75enne ce n’è stato un altro di tipologia differente), i bambini di età superiore ai 6 mesi e quei ragazzi e adulti affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze da influenza. L’aumento percentuale che supera il 5% (I dati saranno disponibili all’incirca a metà marzo) è stato determinato anche dalla scelta di sottoporre a vaccinazione, per la prima volta, anche i donatori di sangue per la prima volta. Insomma, il picco è passato e si cerca di tornare alla normalità, stando attenti alle ricadute: l’andamento climatico di queste ultime 48 ore certo non contribuisce a una convalescenza al riparo da rischi, passando dai circa 16 gradi di metà settimana allo zero termico di questo week-end, con le temperature a tornare di nuovo vicino ai 18 gradi a inizio settimana…