Il via al recupero dell'ex monastero San Giovanni fa tramontare l'idea di una sede del Braga nell'ex manicomio

TERAMO – Via alla progettazione definitiva per il recupero dell’ex monastero San Giovanni di piazza Verdi, sede storica del Conservatorio Braga. La giunta municipale ha approvato il progetto preliminare dei lavori che sono finanziati dall’Ufficio speciale della ricostruzione del sisma 2016 con oltre 5 milioni di euro. Il documento preliminare alla progettazione è stato predisposto dall’ingegnere Piergiorgio Ioannoni Fiore, funzionario dell’Ufficio Tecnico Comunale. Il sindaco Gianguido D’Alberto ricorda che La riqualificazione dell’immobile è finalizzata a farne la sede definitiva del Conservatorio. Sarà importantissimo realizzare tale intervento – aggiunge lo stesso sindaco – perché l’immobile, per la sua collocazione urbanistica e per la destinazione che tornerà ad avere, sarà centrale anche per rilanciare l’attività culturale della città, e fungerà da punto di riferimento per la provincia e la regione. Innegabili poi, le ricadute positive che il ritorno al suo utilizzo andrà a generare per la rivitalizzazione del centro storico”. E’ ovvio che questo fa tramontare l’idea progettuale inserita nel progetto di recupero dell’ex manicomio, dove un’ampia porzione dell’edificio Cerulli sarebbe destinato proprio a sede del Conservatorio.
A farlo intuire, oltre alle dichiarazioni del sindaco, anche l’avvio da parte dell’amministrazione comunale di un costante confronto con i vertici dell’istituto musicale per mettere a fuoco sia le necessità di natura logistica che le prospettive di collaborazione in ambito culturale.
Lo scorso 23 gennaio era stato effettuato un sopralluogo nell’edificio, chiuso da anni a causa dell’inagibilità conseguente al sisma, assieme al Presidente dell’istituto musicale, Lino Befacchia e al Direttore, il maestro Federico Paci. La finalità era di verificare le condizioni della struttura, in particolare all’interno dell’immobile, proprio in vista dell’intervento di riqualificazione già inserito nel Piano triennale delle Opere pubbliche. E in precedenza, nello scorso mese di novembre, si era tenuto un primo incontro nel corso del quale fu anche sviluppata l’ipotesi di rendere più stretta e feconda la cooperazione istituzionale, in termini di proposizione culturale. L’idea sulla quale venne trovata piena intesa fu quella di attivare una cooperazione che andasse oltre i criteri della episodicità e sviluppare invece una progettualità, nella quale coinvolgere anche la Fondazione Tercas, e dalla quale far emergere interventi sul territorio di natura costante e continuativa.