Addio a Diego e Giovanni, due teramani dai tristi destini, morti per Coronavirus

TERAMO – Due storie accomunate dalla tristezza di una morte lontano da casa, vicino agli affetti sì, ma lontano dalla città dove hanno vissuo e offerto un grosso contributo alla comunità. Morti entrambi al tempo del Coronavirus e per il Coronavirus. Sono due teramani ultrasettantenni partiti in tempi non sospetti per una reunion famigliare, nel caso di Diego D’Ignazio, biologo ed ex dipendente del Laboratorio analisi dell’ospedale Mazzini di Teramo, e per un intervento che avrebbe dovuto migliorare la qualità della sua vita, nel caso di Giovanni Gaita, pensionato della Banca d’Italia e poi commerciante con l’avviato negozio di calzature ‘Angela G’ in corso Cerulli. 
Diego D’Ignazio assieme alla moglie Paola erano da metà febbraio a Bali in Indonesia, per raggiungere il figlio titolare di una struttura turistica in Oriente: a loro si era unito poco più tardi l’altro figlio. Diego si è ammalato di Coronavirus, e così anche i suoi famigliari, restando in quarantena sull’isola, ma le complicanze non gli hanno scampo. E’ stato cremato ma per i suoi resti mortali e i famigliari, già colpiti dal dolore, è cominciato un calvario. Le autorità indonesiane hanno ritirato i loro passaporti e ancora oggi, dalla metà di febbraio, non è possibile il loro rimpatrio, nonostante i febbrili contatti con la Farnesina.
Non si conosco i tempi del rientro della salma (ma molto probabilmente delle ceneri, visto lo stato di restrizione legato anche alle procedure funerarie) di Giovanni Gaita. Secondo quanto si è appreso, l’ex bancario si era ricoverato a Milano per sottoporsi a un intervento ortopedico, ma nel capoluogo milanese ha contratto la malattia ed è spirato nelle ultime ore. Anche in questo caso si sta cercando di capire quali saranno le modalità per il rientro della salma p delle ceneri in città, per la successiva tumulazione nelle forme previste e autorizzate del Decreto del presidente del Consiglio.