Giovanni, centenario ed ex internato teramano sale al Quirinale

Paolone, classe 1922, trascorse due anni nel lager di Stargard in Polonia. Parteciperà alla manifestazione nazionale del Giorno della Memoria. Su di lui la ricerca dello storico giuliese Walter De Berardinis

TERAMO – Ha cento anni e ne ha passate tante, ha visto atrocità e ha sofferto la prigionia in un lager nazista: oggi che quelli anni tremendi sono trascorsi ma il ricordo deve restare vivo, vivrà una giornata sotto i riflettori: Giovanni Paolone, classe 1922, salirà al Quirinale per partecipare alla cerimonia nazionale del Giorno della Memoria, dal presidente Mattarella.

Giovanni, ex soldato ed ex deportato IMI (Internato Militare Italiano) in Polonia, medaglia d’Onore per la deportazione e diploma di Combattente della Libertà, è stato invitato alla cerimonia dopo la richiesta inoltrata da Giulianova da Walter De Berardinis, ricercatore storico sugli IMI, in collaborazione con la famiglia. Alla cerimonia sarà accompagnato dal figlio Domenico e dal ricercatore giuliese. La giornata di Roma chiude il cerchio della lunga ricerca per ricostruire le vicende che accompagnarono le vicissitudini dell’ex deportato detenuto nei lager tedeschi.

La sua storia è intrisa di patriottismo. Nativo di Cermignano (24 giugno 1922), oggi vive con il figlio Domenico nella Contrada Castellaro di Penna Sant’Andrea. Il 2 febbraio 1942, dopo che aveva già tre fratelli (erano 7 figli) al fronte, parte in guerra con il 73esimo reggimento fanteria ‘Lombardia’ a Trieste e successivamente, dopo aver frequentato il corso di armaiolo, distaccato al 52esimo Reggimento Fanteria nell’area al confine orientale con il 47esimo Battaglione Mitraglieri ‘Novara’ – Seconda Divisione di fanteria ‘Sforzesca’ (dislocata in Venezia Giulia nella zona tra Divaccia, Fola, Sesana, Villa del Nevoso lungo la linea di confine italo-jugoslavo). Dopo le vicende dell’8 settembre 1943, viene catturato dai tedeschi a Trieste e internato nello Stammlager II-D a Stargard, in Pomerania in territorio polacco, vicino alla città di Stettino. Durante la sua prigionia (era registrato con il numero 101-306), condivisa anche con canadesi e americani, lavorò  nei campi e nelle fabbriche tedesche. La salvezza arrivò l’11 aprile 1945, quando le truppe americane aprirono i cancelli del lager e fu rimpatriato, nell’estate dello stesso anno. Aveva passato due anni in un lager nazista.