Chi ricorda l’incompiuta diga sul Fino? Dopo 50 anni case e terreni espropriati torneranno ai proprietari

L’opera per creare il ‘lago di Bisenti’ non fu mai costruita per il fallimento della Cassa per il mezzogiorno: fu rescisso il contratto da 36 milioni con la ditta appaltatrice

BISENTI – Resterà per sempre una chimera la diga sul Fino, opera futuristica da oltre 50 miliardi delle vecchie lire che avrebbe dovuto creare un bacino acquifero, che animò le campagne elettorali di tanti politici democristiani degli anni Ottanta dello scorso secolo: dopo la risoluzione del contratto con la ditta aggiudicataria e l’archiviazione delle procedura, adesso arriva anche il via libera alla restituzione di terreni e fabbricati che erano stati espropriati per dare spazio all’opera pubblica. Si tratta di edifici e fondi ricadenti nei territori di quattro Comuni teramani, Bisenti, Arsita, Castelli e Castel Castagna. Lo ha deciso la giunta regionale con l’ok al al disegno di legge sulla dismissione dei beni acquisiti al patrimonio regionale.

Il progetto dell’opera risaliva agli anni ’60. Appaltato per 36 miliardi nel 1984 dalla Cassa del Mezzogiorno e nel 1987 con decreto ministeriale era stata anche assegnata agli enti e ai comuni interessati la concessione di derivazione dell’acqua: sarebbe stato deviato il percorso della statale 365 e creato un invaso artificiale, il ‘lago di Bisenti’, che avrebbe erogato 3,5 milioni di metri cubi di acqua potabile e altrettanti ad uso industriale, e permesso la produzione di oltre 1,5 milioni di kilowattore di energia elettrica.

La Giunta presieduta da Marco Marsilio ha ora demandato al Dipartimento Agricoltura la predisposizione del provvedimento contenente le modalità per il versamento dei proventi derivanti dalle procedure di dismissione, nonché per la rendicontazione delle spese sostenute dal commissario straordinario in questi
anni. “La Regione Abruzzo – afferma il presidente Marco Marsilio – però risulta oggi ancora intestataria di parte dei beni immobili occorrenti alla realizzazione dell’opera di pubblica utilità. Si è ritenuto dunque, di proporre un intervento normativo da presentare in Consiglio per l’approvazione al fine di concludere una vicenda che oramai si protrae da decenni“.