Parricidio alla stazione / Francesco racconta anni di soprusi in casa. La difesa chiede i domiciliari

Il parricida è comparso davanti al gup per la convalida: “Ho pulito il coltello perchè avevo paura che mio padre si adirasse se lo trovava sporco”. E’ in cella comune: “Per la prima volta ho socializzato con qualcuno”

TERAMO – E’ apparso tranquillo dopo la prima notte trascorsa in carcere Francesco Di Rocco, il 49enne studente fuoricorso di veterinaria che l’altra sera ha ucciso a coltellate il padre Mario di 83 anni nella loro abitazione all’interno della stazione ferroviaria di viale Crispi, aTeramo. Divide la cella con un altro detenuto, e la condivisione dello spazio di detenzione ha uno scopo ben preciso, prevenire gesti autolesionistici dell’indagato.

Davanti al giudice per le indagini preliminari Marco Procaccini, questa mattina nel corso dell’udienza di convalida dell’arresto, tenutasi in carcere a Castrogno, Francesco Di Rocco ancora una volta ha ammesso le sue responsabilità, collaborando nella maniera più ampia con il giudice nella ricostruzione di quanto accaduto. Non sapeva che il padre fosse morto, ha ribadito al gup, lo ha appreso solo dopo quando gli è stato contestato l’omicidio: avrebbe detto di non aver avuto mai l’intenzione di ammazzarlo, anche se consapevole che quel coltello poteva provocare la morte del padre. Ma ha anche ribadito di essere stato per anni e anni succube della condotta autoritaria del padre e anche il gesto di lavare il coltello dopo aver pugnalato il padre, era la dimostrazione di un’abitudine consolidata: temeva che il padre potesse adirarsi se avesse trovato per casa quel coltello sporco del suo sangue.

Francesco, assistito dal suo avvocato Federica Benguardato (nella foto), ha anche confessato di aver trascorso per la prima volta una giornata socializzando con qualcuno, il suo compagno di cella appunto: uno dei motivi di discussione con il padre era anche la limitazione della sua libertà personale e per questo usciva raramente di casa. Questo atteggiamento, la sua indole e la collaborazione piena con gli organi inquirenti, potrebbero segnare una traccia forte nel procedimento giudiziario nei suoi confronti. Non solo per questo, l’avvocato Benguardato ha avanzato la richiesta di una misura più morbida della detenzione per Francesco Di Rocco, perseguendo una linea non nuova nella strategia difensiva, già vista in precedenza anche in casi di omicidio, quella di concedere gli arresti domiciliari, non sussistendo più il rischio di reiterazione del reato. Il gup Procaccini si è riservato nell’ambito della decisione sulla convalida dell’arresto in flagranza di reato, con la contestazione, confermata, dell’omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela con la vittima.

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