VIDEO / Una targa ad Alfonso Sardella, il poeta che amò la Teramo del dialetto

Disvelata in piazzetta del Sole, luogo caro al compianto professore di educazione fisica che fu uno dei maggiori autori in vernacolo cittadini

TERAMO – La città di Teramo ha reso onore al ricordo di un suo cittadino illustre, che nel corso della sua vita ha rappresentato l’incarnazione della teramanità, intesa anche come esaltazione e conservazione del suo idioma locale, diventando uno dei poeti dialettali contemporanei più importanti della storia cittadina: Alfonso Sardella, scomparso a Teramo nel 2010, all’età di 73 anni.

In piazzetta del Sole, angolo del centro storico che lo vide nascere e crescere, il sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto, l’assessore Pina Ciammariconi con il presidente del Consiglio Alberto Melarangelo, il presidente di Teramo Nostra, Piero Chiarini, e il cognato di Sardella, Silverii, ha disvelato una targa in sua memoria, con le parole di una delle sue più belle poesie, quella dedicata proprio a Teramo.

Alfonso Sardella nacque a Teramo nell’aprile del 1937, nel quartiere Sant’Antonio. Dopo il ciclo primario di studi, conseguì il diploma Magistrale e nel 1958 l’abilitazione ISEF per l’insegnamento di educazione fisica; quindi si trasferì a Roma dove svolse la professione di docente. Sardella sin da giovane praticò diverse attività in discipline quali calcio, atletica leggera, ginnastica, tennis; il ciclismo fu la grande passione, non abbandonata nemmeno quando era in pensione, con lunghe pedalate nella strade della provincia. Era figlio di artigiani, e si formò nella città del dopoguerra a contatto con la generazione che ricostruì Teramo. Forse proprio questa sua formazione lo porta, a un certo punto della sua vita, a ricordare il passato, affidandosi alla poesia ma anche al disegno, venando di nostalgia l’intero suo impegno. 

Descrisse la città,  gli uomini, le storie, le tradizioni attraverso il vernacolo. E’ sicuramente il principale autore, dopo i poeti dialettali di inizio secolo (Brigiotti, Cameli, ecc.), riconosciuto dalla critica letteraria abruzzese e non solo. Nel 1978 a lui venne assegnato il Paliotto d’Oro, in quegli anni principale riconoscimento per i teramani illustri. Venne insignito anche del titolo di Cavaliere per i meriti professionali. 

Fu autore di numerose opere sia in dialetto teramano che in italiano. Pubblicò, inoltre, un dizionario dei termini dialettali e una raccolta di proverbi e modi di dire teramani. La sua vena artistica spaziò pure nella pittura: in tre volumi, tra il 1987 e il 2005, ritrasse angoli più caratteristici della città con acquarelli molto suggestivi. È stato autore di testi per canzoni in vernacolo come: Rundenelle, Vularelle, La fàhula ‘ngandate, musicate e incise dal Coro Giuseppe Verdi di Teramo. Nel 1987 è fondatore, insieme ad altri, dell’associazione Teramo Nostra. A seguito di una malattia, muore poco più che 70enne nel 2010.

Alfonso Sardella è stato autentica espressione della radice del popolo teramano, testimone e a suo modo custode di tradizioni antiche. La lapide che domani verrà svelata, non a caso recita alcuni versi dedicati a Teramo in una poesia tra le più belle da lui composte: “Tereme nostre”, che sarà recitata nel corso della cerimonia di domani.  Piazzetta del sole è il sito scelto perché lì visse da ragazzo e a lungo Sardella, assieme alla famiglia e al padre, vetraio. 

Le sue pubblicazioni: L’uddeme landò, 1978; Vache artruvènne, 1981;  Sorrisi di ginestre, 1994; Fiore de cecute. Una carezza di colori alla vecchia Teramo, (raccolta di acquerelli) 3 volumi; Voce de pòpule, Proverbi e modi di dire nell’Abruzzo teramano, 1990; Lu lenguazàzze. Raccolta di vocaboli dialettali teramani, Tipografia 2000.

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