Sedici gradoni, è polemica sul divieto di andare a lavorare agli ultrà

Gli scontri nel derby. Uno dei tre sostenitori biancorossi ai domiciliari, incensurato, torna in libertà su decisione dei giudici del riesame. Ma sono attesi ulteriori Daspo

TERAMO – Il dopo derby tra il Teramo e il Giulianova continua a far registrare strascichi polemici, che riguardano in particolare la sorte di tre dei tanti tifosi biancorossi coinvolti negli scontri pre partita lungo via Cupa. E’ di queste ore la notizia che uno dei tre finiti ai domiciliari su decisione del gip del tribunale di Teramo, ha ottenuto la revoca del provvedimento da parte dei giudici del riesame perchè incensurato e dunque torna libero. Resta però la difficile situazione per chi si è visto respingere la richiesta di remissione in libertà e con essa anche quella di poter andare al lavoro.

A tenere alta la tensione c’è anche il vocìo che circola negli ambienti della tifoserie di ulteriori provvedimenti in arrivo (vedi Daspo) sempre nell’ambito della stessa indagine sugli incidenti. La polemica da parte della tifoseria ultrà teramana è forte ed è stata espressa senza mezzi termini con una notta diffusa dal gruppo dei ‘Sedici Gradoni’.

Siamo sempre stati consapevoli di cio’ a cui andiamo incontro vivendo come viviamo, – scrivono gli ultrà del Teramo noi abbiamo sempre pagato il nostro modo di essere e pagheremo anche questa volta certi di non avere alcuno sconto da chi vorrebbe che fossimo altro rispetto a cio’ che siamo. Se sentiamo il dovere di scrivere queste righe e’ per denunciare una situazione che ha del paradossale, che non ha nulla a che vedere con il pagare cio’ che avremmo commesso ma e’ piu’ vicina a una forma di accanimento personale che mina le nostre stesse esistenze e viola i piu’ elementari diritti garantiti costituzionalmente. Da venti giorni tre nostri fratelli sono posti agli arresti domiciliari e, nonostante non ci sia il rischio di alcun inquinamento di prove, considerando che uno di essi e’ totalmente incensurato, il processo e’ stato rinviato piu’ volte, come se si dovesse decidere di un pacco postale e non della liberta’ di tre ragazzi. Non si capisce questo assurdo accanimento che puo’ trovare spiegazione solo in un architettata vendetta che gli organi di polizia hanno messo su come risposta a quello che non e’ un giudizio sui fatti realmente accaduti quel giorno in via Cupa ma che hanno l’unico interesse di dare una risposta allo sdegno mediatico che si e’ creato intorno a quei fatti, ingigantiti dall’esposizione mediatica che hanno avuto. L’incapacita’ dimostrata nei fatti dagli stessi organi di polizia nella gestione dell’ordine pubblico si deresponsabilizza totalmente agli occhi dell’opinione pubblica, scaricando le responsabilita’ su questi tre ragazzi la cui privazione della liberta’ viene sventolato come un atto punitivo e non come il normale svolgimento di un atto giudiziario.

Ad avvalorare le nostre tesi su quello che sembra essere piu’ un accanimento che un normale iter giudiziario e’ il fatto che agli stessi, pur essendo in regime di detenzione domiciliare, non viene concessa la possibilita’ di andare al lavoro con tutte le difficolta’ economiche e morali che tale atto comporta, mettendo a rischio la loro sussistenza anche per il futuro. Esprimiamo piena solidarieta’ ai nostri ragazzi arrestati che pagano sulla loro pelle il modus operandi di un sistema che gioca con estrema disinvoltura con la liberta’ e i diritti delle persone“. LAVORARE E’ UN DIRITTO SANCITO DALLA COSITTUZIONE… INFAMI VOI E LA VOSTRA REPRESSIONE. CARCERATI LIBERI

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