TERAMO – “La riflessione sul riordino delle privince si cincentra troppo sui contorni geografici ma nonsi sta ponendo al centro del dibattito il problema centrale: chi e come verranno gestiti i servizi affidati oggi alle Province?”. A prendere posizione è l’amministratore unico di Teramo lavoro, Venanzio Cretarola, secondo cui l’attività poltica dovrebbe interrogarsi maggiormente sui servizi che riguardano i cittadini e le imprese lasciando da parte le rivendicazioni di “campanile”. “Al Consiglio delle Autonomie Locali – dichiara Cretarola – è assegnata soprattutto la responsabilità di proporre la distribuzione delle funzioni amministrative fra gli Enti Locali. La società Teramo Lavoro della Provincia di Teramo ha dimostrato, oltre alla correttezza del suo operato, di costituire per gli enti locali l’unico modello oggi possibile per garantire la continuità dei servizi ai cittadini ed alle imprese”. Il riordino preoccupa l’amministratore della società in house anche per quel che riguarda i Centri per l’impiego: “Ancora oggi nessuno sa chi, e soprattutto come e con quali risorse, dovrà gestire i Servizi pubblici per l’Impiego (Regione, Comuni, neo province?). Ciò a fronte di una Riforma del lavoro che prevede la centralità del servizio pubblico ed il rilevante aumento dei compiti ad esso affidati. Quanti sanno ad esempio che i criteri per mantenere lo stato di disoccupazione (e le relative agevolazioni all’assunzione) sono cambiati nello spazio di un mattino lasciando esclusivamente alle Province la responsabilità di “trovare” un modo per evitare danni immediati agli utenti?”. Cretarola si dichiara disponibile a ogni approfondimento tecnico e pone infine l’accento sul know how dei lavoratori: “Occore discutere senza strumentalizzazioni del rischio di dissipare il patrimonio di professionalità ed esperienza di decine di lavoratori indispensabili per il Servizio Pubblico, per troppi anni utilizzati precariamente e del cui futuro nessuno sembra realmente curarsi. Intanto si continua ad eliminare i trasferimenti finanziari alle Province (o a ciò che ne resterà), ivi compresi gli stipendi dei dipendenti a tempo indeterminato dei Centri per l’Impiego. Perché nessuno ne parla?”.
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