TERAMO – Sono ore frenetiche per le trattative politiche in corso per dare una governance al Ruzzo alla vigilia dell’assemblea dei sindaci in programma per domattina. Trattative finalizzate a un accordo di "larghe intese" tra centrosinistra e centrodestra che però allo stato attuale sembrerebbe non aver ancora trovato una quadratura tanto che all’orizzonte si ipotizza un nuovo rinvio. Un rinvio reso probabile anche da ragioni di opportunità politica visto che in alcuni Comuni soci de Ruzzo si vota durante il weekend e dunque e ragionevole che si voglia aspettare di conoscere gli interocutori poltici della nuova assise. Tuttvia al di là delle richieste politiche avanzate dai sindaci di cenrosinistra (azzeramento del Cda e rinnovo con un bando pubblico, chiarezza sui conti e salvaguardia dei precari) ci sono infatti alcuni paletti imposti dalla legge su cui va trovata una mediazione. Un primo limite è fissato dalla Spending review che impone che almeno due componenti del Cda siano già funzionari pubblici, il secondo è la legge anticorruzione varata recentemente dal ministro Cancellieri che prevede incompatibilità su alcuni ruoli politici che non possono essere sovrapponibili a incarichi pubblici. Da qui la possiblita di tre opzioni: quella di un azienda guidata da un solo amministratore unico (ipotesi esclusa però dal centrodestra), un Cda di 3 componenti (presidente e due rappresentanti dei Comuni soci), oppure Un Cda di 5 componenti (presidente, amministratore delegato e tre sindaci dei Comuni soci). Negli ultimi due casi, i sindaci membri del Cda non riceveranno alcun compenso dal Ruzzo, ma la società acquedottistica verserà un contributo ai Comuni che potrà essere girato come premialità ai sindaci in Cda. Un dato certo è che l’azienda non può permettersi nuovi scossoni, per cui da un lato il sindaco Brucchi dichiara di aver assunto "un atteggiamento responsabile, finalizzato a garantire ai cittadini la possibilità di fruire di un bene fondamentale come l’acqua, scevro da qualsiasi strumentalizzazione". D’altro un esponente del centro-sinistra, Manola Di Pasquale, sollecita una governance di merito e invita a chiudere con le epoche di litigiosità che non fanno bene a un azienda che occupa 400 lavoratoi. Per il momento l’intesa non c’è, ma c’è quella per raggiungerla ad ogni costo.
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