TERAMO – “Il reparto di Psichiatria di Atri non ha mai chiuso né intendiamo chiuderlo”. Ha esordito così il manager Giustino Varrassi nel corso della conferenza stampa convocata stamattina proprio per fare chiarezza sulla vicenda. Insieme a lui, anche il dottor Saverio Moschetta, direttore del reparto, e Camillo Antelli, direttore sanitario della Asl teramana. Varrassi ha annunciato l’avvio di procedure concorsuali, che si concluderanno tra circa 3 mesi, per incrementare il personale medico del reparto di 8 unità."Le polemiche di quest’ultimo periodo sono strumentali – ha affermato il dottor Moschetta – tre servizi di diagnosi e cura in provincia sono un’anomalia, anzi: tolgono risorse all’assistenza psichiatrica che va fatta sul territorio”. Per Moschetta, insomma, quello dei posti letto è un falso problema: i 30 posti stabiliti dalla Regione, presenti negli ospedali di Teramo e Giulianova, sono già più che sufficienti. “Il ricovero, per legge, è previsto solo in fase acuta e quando non è possibile effettuare interventi domiciliari -spiega Moschetta -. E’ chiaro quindi che si deve potenziare l’assistenza territoriale, più che quella ospedaliera in senso stretto. Attualmente circa il 50% dei ricoveri sono impropri, nel senso che dipendono da emergenze più sociali che cliniche”. Gli esempi portati dal dottore sono quelli di liti tra marito e moglie, a cui seguono minacce di suicidio, stati depressivi di giovani che non riescono a trovare lavoro che si danno all’alcol o alle droghe, disagi profondi di immigrati che non trovano il modo di inserirsi nella società. Antelli ha inoltre fornito i dati sulle prestazioni ambulatoriali del 2011, che in tutto, per la Asl teramana, sono state 18.949, contro i 577 ricoveri. “Purtroppo – aggiunge Moschetta – alcuni sindaci hanno continuato a difendere a spada tratta delle finzioni di reparto che però avevano dei costi veri, come nel caso di Atri in cui, a Psichiatria, avevamo 2 medici e 3 posti letto”. Il dottore ha infine ricordato i progetti messi a punto dalla Asl, come quello denominato “Armonia”, che ha permesso di offrire un lavoro a 202 ragazzi affetti da patologie mentali gravi, e che è ancora attivo, oppure le borse-lavoro destinati ad utenti che hanno anche delle difficili situazioni familiari. “C’è posi l’assistenza domiciliare per 35 famiglie disagiate e con reddito basso, dove c’è un malato psichiatrico, che offre un aiuto concreto e rappresenta uno degli esempi di rete di servizi da potenziare”.
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