La Cgil: «Le unità complesse di cure primarie rischiano di restare delle scatole vuote»

TERAMO – «Le Unità complesse di cure primarie? Funzionano solo se a monte c’è uno studio epidemiologico del territorio e se i dati dei pazienti vengono messi in rete». E’ questa l’opinione di Monia Pecorale, della Fp Cgil medici, che interviene così sulla recente inaugurazione della struttura a Villa Rosa. «Si tratta – spiega Pecorale – di mini-ospedali, che raggruppano una serie di attività specialistiche, apparentemente senza rispondere alle reali esigenze del territorio e , quindi, senza avere gli effetti sperati, ossia la riduzione degli accessi impropri al Pronto soccorso e il calo della mobilità passiva e rischiano quindi di restare delle scatole vuote. C’è da sottolineare, inoltre, che, attualmente, i dati dei pazienti non vengono messi in rete, quindi chi si rivolge a questa struttura, rischia di trovare un medico che non sa nulla della propria storia clinica». I problemi messi in luce dalla Cgil sono anche altri: la carenza di personale medico-infermieristico nei quattro plessi ospedalieri, «come si fa a trasferire del personale in queste strutture, impoverendo ulteriormente gli ospedali?», chiede Pecorale, e gli orari. «Queste unità – afferma Pecorale – sono pensate per restare aperte per 24 ore al giorno, con costi molto elevati, tanto che in Inghilterra, dove sono state sperimentate in passato, stanno già tornando indietro. Noi proponiamo un modello simile a quello della Toscana, con la struttura aperta 12 ore, e viste domiciliari nelle ore serali, visto che i pazienti sono soprattutto anziani». Il sindacato rileva inoltre una maggiore attenzione per le zone costiere mentre le aree montane restano più isolate.

LISTE D’ATTESA – La Cgil punta l’accento anche sul problema delle liste d’attesa. «La Regione – continua Pecorale –  ha stanziato 1 milione di euro per la riduzione dei tempi di attesa, di questi 350 mila sono andati a Radiosanit che ha organizzato il camper per le ecografie e le mammografie. Noi abbiamo fatto il classico conto della serva: se un’ecografia fatta da un  medico, come prestazione aggiuntiva, oltre il normale orario di lavoro, costa circa 20 euro, la  Asl spenderebbe circa 4500 euro a settimana, mentre per il privato se ne spendono circa 6700. Come si giustifica questa situazione? Hanno verificato l’adeguata formazione del personale e la qualità dei macchinari? E’vero infine che Radiosanit fa accedere al camper solo chi paga il ticket mentre gli esenti vengono indirizzati al Cup?».

SIT-IN DI PROTESTA – Domani davanti alla sede della Asl di Circonvallazione Ragusa si terrà un sit-in di protesta degli operatori del 118, infermieri ed autisti, a cui non vengono pagati i progetti obiettivi da ottobre, organizzato da Cgil, Cisl e Uil.

LA RISPOSTA DELLA ASL – Sull’annunciato sit-in di protesta interviene la Asl, con una nota in cui precisa che «l’attuale accordo sindacale prevede la corresponsione delle retribuzioni per tali prestazioni di regola ogni 3-4 mesi,  (tempo tecnico indispensabile per effettuare i dovuti riscontri) e, comunque, trattandosi di progetti, dopo che vi sia stata la regolare approvazione da parte degli organismi di valutazione». La Asl inoltre puntualizza che l’ultimo pagamento richiesto   è avvenuto con lo stipendio del novembre 2012. «Successivamente a tale data – aggiunga la Asl –  essendo intervenuto un cambiamento nell’Organismo di Valutazione necessario a comprovare le prestazioni fatte per detti progetti incentivanti, ed entrando in funzione il nuovo organismo a partire dal 25 febbraio, è stato impossibile procedere alla necessaria valutazione. Ciò in quanto nell’ultima riunione tenuta dal Nucleo Interno di Valutazione 2 settimane fa, non risultavano pervenute al suddetto organismo le necessarie documentazioni sui progetti incentivanti del 118». L’Azienda sanitaria precisa anche che chiederà all’Organismo di Valutazione di provvedere, come primo atto, alla valutazione delle attività svolte dal118 inprogetti incentivanti. «Tutto ciò – precisa la nota della Asl – tenendo conto che, ad oggi, risultano sempre regolarmente pagati non solo quanto previsto dallo stipendio ordinario ma anche tutte le prestazioni fatte in orario straordinario. È chiaro quindi che la minacciata azione sindacale riguarda solo ed esclusivamente prestazioni per progetti incentivanti che portano mediamente il personale infermieristico ad un guadagno suppletivo medio di circa 16.000,00 euro l’anno, oltre allo stipendio ordinario e alle ore di straordinario che, da sole, assommano ad ulteriori 100.000,00 euro circa».