TERAMO – Un capannone che per un trentennio ha ospitato un circolo bocciofilo ed oggi è in abbandono: è il cruccio di un intero quartiere. Perchè l’irrazionale corsa all’utilizzo dell’eternit, negli anni ’60, oggi si trasforma in un rischio reale per tutto il vicinato. L’Associazione culturale Quartiere Gammarana ha raccolto 40 firme di chi vicino a quel capannone, tra via Tripoti e viale Crispi, ci vive tutti i giorni e torna a chiedere con insistenza quale pericolo corrono i residenti. Dal mese di dicembre non hanno ricevuto risposta da chi è preposto a controllare, verificare e rimuovere o far rimuovere eventuali condizioni di dannosità per i cittadini: la Asl di Teramo. «Il 19 dicembre abbiamo scritto a tutti gli Enti interessati a vario titolo – spiega Alfonso Marcozzi, presidente dell’Associazione Quartiere Gammarana, che oggi ha tenuto una conferenza stampa sul posto -: di questi soltanto l’Arta ha risposto, ovviamente dicendo che essendo braccio operativo della Asl è dalla Asl stessa che deve essere investita del problema. Se ciò è avvenuto dopo la nostra lettera, non lo sappiamo, perchè dall’azienda sanitaria non abbiamo avuto risposta; crediamo che sia un diritto, oltre che azione di buon senso, che si informi la popolazione residente sull’esistenza o meno del problema, comunque, sia in caso positivo che in caso negativo». Il problema sta nella copertura in eternit degli oltre 400 metri quadrati di capannone, che si sta sfaldando sotto il peso degli anni e di una manutenzione che la proprietà privata non effettua: c’è il rischio di inalare microparticelle della sostanza tossica o è tutto sotto controllo? Da o ggi parte l’ennesimo conto alla rovescia in attesa di un pronunciamento dell’azienda sanitaria.
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