TERAMO – E’ slittata al 21 ottobre la sentenza d’appello per il crollo della discarica La Torre di Teramo, che vede tra gli imputati l’ex governatore della Regione Abruzzo, all’epoca sindaco di Teramo, Gianni Chiodi, già assolto da ogni accusa in primo grado. Un’assoluzione contro cui la Procura di Teramo ha fatto ricorso in appello, così come sono ricorse in appello le difese degli unici due condannati: l’ex assessore all’Ambiente del Comune di Teramo, Berardo Rabbuffo, e il dirigente comunale Nicola D’Antonio, entrambi condannati a un anno e quattro mesi in primo grado, pena sospesa. Insieme a Chiodi nel processo davanti al Tribunale di Teramo erano stati assolti anche l’allora dirigente del settore Rifiuti della Regione, Franco Gerardini, e il suo successore Massimo Di Giacinto (per la cui assoluzione, insieme a quella di Chiodi, la Procura ha fatto ricorso), l’ex sindaco di Teramo, Angelo Sperandio, gli ex presidenti della Provincia di Teramo, Claudio Ruffini ed Ernino D’Agostino, l’ex dirigente della Provincia, Ferdinando Di Sanza, le dirigenti dell’Arta Maria Pia Gramenzi e Daniela Marcozzi Rozzi. La vicenda arrivata in appello, con l’udienza di ieri rinviata per questioni procedurali, è relativa al crollo, avvenuto il 17 febbraio 2006, dei rifiuti abbancati in discarica che invasero il laghetto sottostante. Secondo l’accusa tutti gli imputati, dopo la prima frana del 2005 e di fronte a una situazione di emergenza evidente, non avrebbero messo in atto i provvedimenti necessari.
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