TERAMO – La guerra della porchetta di Campli non cederà il passo alla pace, almeno non per ora. La Pro loco infatti ribadisce che la sagra, la 44esima, avrà il proprio normale svolgimento dal 19 al 23 agosto, con “solo”, però, 7 maestri porchettai. Ogni panino costerà 3,50 euro, con un aumento, rispetto alle precedenti edizioni, di 50 centesimi, che saranno utili, secondo la Pro loco, per una migliore organizzazione dell’evento (compresa la possibilità di mettere a disposizione del pubblico due bus navetta anziché uno). Ma la questione a Campli si gioca tutta sul detto e il non detto, su analisi dei costi e ripicche dovute a insinuazioni, tutta su interessi dell’uno e dell’altro, su rimbrotti e rinfacciamenti per quando i porchettari, tempo fa, durante la sagra, alzarono i prezzi. Se, infatti, la Pro loco avverte: “Non insinuate nulla su conti e bilanci perché tutto è trasparente e verificabile”, dice anche che una manifestazione come la loro (“la più antica d’Abruzzo”), non può chiudere in pareggio tenendo sempre e solo conto della parte che spetta ai porchettai, i quali comunque, è ovvio, necessitano di un contributo per affrontare la manifestazione. Il sindaco Pietro Quaresimale, che tenta la mediazione tra le due parti che si sono inspiegabilmente (almeno all’esterno) rivelate tali, non è riuscito a tenere l’ultima riunione che sperava fosse decisiva ed è così che tutto sembra fermo alla guerra, anche se la sagra si farà. Per la Pro loco è ovvio che il prezzo degli amati e famosi panini con la porchetta deve rimanere ai 3.50 decisi, solo dal 19 al 23 agosto e dal 24 può tornare a 3 euro. Ma a che cosa, a Campli, si potrebbe andare incontro? A una sorta di concorrenza fuori sagra, ad esempio, con prezzi diversi, in orari diversi. E questo, in realtà, non può che preoccupare. Troppo importante e seriamente regolamentata la sagra della porchetta di Campli perché si rischi una figuraccia frutto se non di boicottaggi anche solo di disfunzioni dovute ai malumori e al malanimo. La sagra esprime come principio l’eccellenza del territorio, che una volta all’anno invita il resto del mondo a casa propria per renderlo partecipe del proprio bene. Non lo si può fare se l’eccellenza è oggetto di dispute o, peggio, di una vera e propria guerra.
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