Assistenza disabili: D'Alberto chiede un passo indietro all'assessore Misticoni per i ritardi

TERAMO – A un mese dalla nuova delibera con la quale il Comune ha ridefinito i criteri per l’esenzione e la compartecipazione delle famiglie all’assistenza domiciliare dei disabili, incalza la polemica sui ritardi della nuova graduatoria. A prendere nuovamente posizione è il capogruppo del Pd Gianguido D’Alberto che contesta la dilatazione dei tempi a fine ottobre. Tempi ribaditi dall’assessore al Sociale Valeria Misticoni che ha puntualizzato come solo da un paio di giorni la Asl di Teramo ha completato il giro delle visiti dei circa 70 pazienti. “E’ inaccettabile che famiglie che rappresentano l’anello più debole della nostra collettività siano costrette da tre mesi a vivere senza adeguata assistenza sociale, rivendicando invano e con dignità un diritto fondamentale che questo penoso centrodestra cittadino ha trasformato in concessione graziosa. E’ l’ennesima dell’ incapacità di mantenere qualunque impegno con i cittadini da parte dell’amministrazione, con l’aggravante che nella fattispecie a pagare sono le persone più deboli. E continua a rimanere priva di risposta la domanda sulleve "reali" risorse finanziarie da destinare a questa operazione correttiva considerato che il Servizio finanziario dell’ente ha rilasciato un parere favorevole condizionato ai limiti degli stanziamenti e delle somme effettivamente disponibili in bilancio». D’Alberto chiede infine all’assessore Misticoni un passo indietro. »Assessore il suo tempo è scaduto. E’ scaduto perché approvare una graduatoria in prossimità della fine di quest’anno significa di fatto applicare i nuovi criteri solo per il residuo scorcio temporale del 2015 a fronte di un sacrificio profondamente ingiusto cui sono state costrette le famiglie interessate per mesi. Per queste ragioni, per il valore fondamentale della solidarietà, avevamo chiesto con forza la sospensione di quel provvedimento che avete negato solo per salvare politicamente la faccia di questa pessima Giunta e per non alterare i precari equilibri di un potere che si conferma ogni giorno sempre più privo di ogni autorevolezza e credibilità.