Tangenti milanesi, Altitonante ai giudici: "Mai preso soldi illeciti"

MILANO – (a.m.) «Non ho mai preso soldi illeciti». Fabio Altitonante, 45enne consigliere regionale di Forza Italia della Regione Lombardia originario di Montorio al Vomano, agli arresti domiciliari da tre giorni nell’inchiesta della Dda di Milano sulle tangenti tra politici ed imprenditori, ieri mattina è comparso di fronte al giudice per le indagini preliminari per l’interrogatorio di garanzia. Assistito dal suo legale di fiducia, a differenza del collega di partito Pietro Tatarella, l’ex sottosegretario regionale Altitonante ha scelto di rispondere alle domande del giudice nel corso di un interrogatorio durato un paio d’ore.
Indagato per finanziamento illecito ai partiti e corruzione, ad Altitonante è stata contestata una presunta mazzetta di 25mila euro ricevuta dall’imprenditore Luigi Patimo (anche lui ai domiciliari ed interrogato ieri mattina) per lo sblocco di una pratica urbanistica relativa alla costruzione di una villetta di proprietà della moglie. Altitonante avrebbe spiegato al giudice come quel denaro proveniente dall’imprenditore Patimo, ex socio dell’ex sottosegretario leghista Armando Siri, fosse in realtà un finanziamento del tutto lecito al partito di Forza Italia per la campagna elettorale del collega Tatarella, e che come tale è stato registrato. Il suo legale ha aggiunto inoltre come Altitonante, tramite i conti riferibili alla sua attività politica e per i rimborsi percepiti, sia addirittura “sotto” di 13mila euro rispetto a quanto avrebbe potuto spendere.
La Procura contesta però la provenienza di quei 25mila euro, che nonostante risultino versati da Patimo, proverrebbero invece dai conti dell’altro imprenditore arrestato per continuità con la ’Ndrangheta, Daniele D’Alfonso. «Sui conti di Fabio Altitonante – ha ribadito l’avvocato di fiducia al termine dell’interrogatorio al Palazzo di Giustizia – non ci sono fondi versati direttamente ed indirettamente riferibili a lui». Ma solo riferibili al partito. L’avvocato ha preannunciato azioni per chiedere un attenuamento della misura cautelare a carico del suo assistito. Ieri mattina al palazzo di Giustizia di Milano si sono presentati alcuni imprenditori assistiti dai loro legali per rendere dichiarazioni spontanee nell’ambito della stessa inchiesta. E ne sono usciti con un avviso di garanzia. La sensazione è che si siano presentati spontaneamente per confessare prima di essere a loro volta raggiunti dai provvedimenti della magistratura inquirente.