"Ti metto a cuocere nel forno con le patate", la maestra si difende: "Metodi correttivi su bambini vivaci"

TERAMO – "Ti metto dentro al forno a cuocere con le patate" sembra essere stata la frase più gentile che i bambini sentissero pronunciare dentro l’asilo, da quella maestra un pò troppo tesa. Che il bersaglio degli atti di violenza dell’educatrice non fosse soltanto la bambina che da due mesi non frequentava più la scuola materna di Sant’Onofrio, proprio perchè traumatizzata da quanto subito, è particolare che l’inchiesta della Polizia delle telecomunicazion di Teramo, diretta dal sostituto commissario Tazio Di Felice, avrebbe accertato. Ma c’è altra carne al fuoco nell’indagine coordinata dalla procura teramana che ha ottenuto dal gip del tribunale di Teramo la sospensione dal servizio, per i prossimi sei mesi, della maestra violenta: quanti all’interno del plesso scolastico sapevano dei modi eccessivi che questa educatrice usava con quei bambini tra i 5 e i 6 anni? Erano già state fatte delle segnalazioni alla dirigenza? A quanto si apprende dagli ambienti giudiziari, la maestra avrebbe avuto già modo di esporre agli inquirenti le sue giustificazioni e avrebbe giustificato il suo atteggiamento con una necessità di correzione ‘educativa’ dell’iperattività mostrata dai bambini dell’asilo. ‘Animus corrigendi’, cioè, che torna spesso nelle strategie difensive di chi viene accusato di maltrattamenti in questi contesti, dove le vittime sono piccoli affidati dai loro genitori a strutture educative, ma che spesso vengono sopraffatti – e in taluni casi più gravi, segnati per sempre da traumi conseguenti – da condotte di sopraffazione. Alla maestra, che era stata trasferita a Sant’Onofrio da un’altra scuola di Campovalano, le video-registrazioni dell’impianto sistemato di nascosto dai poliziotti della Postale di Teramo, attribuiscono inequivocabili condotte: violenze fisiche e morali sarebbe state all’ordine del giorno, perchè la maestra redarguiva un pò tutti, e non solo i bimbi ritenuti più vivaci, con schiaffi, pizzicotti e tirate d’orecchio. Spesso li faceva sedere con spinte, con strattoni o trascinandoli, accompagnando i suoi ‘inviti’ con frasi umilianti e minacciando i piccoli alunni, appunto, con frasi che annunciavano spevantose punizioni.