Finalmente aperto il processo per l’acqua: “Condominio con tunnel e A24 impossibile”

Le indagini del Noe avrebbero evidenziato che le strutture sono completamente immerse nell’acquifero

TERAMO – Dopo vari rinvii questa mattina, davanti al giudice monocratico Domenico Canosa, si è aperto il
dibattimento del processo sull’acqua del Gran Sasso. Dopo il rigetto, da parte del giudice, delle eccezioni sollevate nella
scorsa udienza dalla difese dei 10 imputati, c’è stata l’audizione del primo teste citato dalla Procura, il comandante
del Noe di Pescara Antonio Spoletini, che nel 2017, insieme ai suoi colleghi fu delegato a svolgere tutta una serie di indagini nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Procura di Teramo dopo alcuni sversamenti.

Nel corso della sua audizione Spoletini ha ripercorso tutte le tappe delle indagini, evidenziando quelle che per i militari e
per la Procura sarebbero tutta una serie di interferenze tra l’acquifero e le opere antropiche realizzate, a partire dai
laboratori e dalle gallerie autostradali. “Dalle indagini è emerso come le strutture antropiche sono completamente immerse
dentro l’acquifero
– ha detto Spoletini -: il Gran Sasso è come una spugna, l’acquifero sta dappertutto. E quindi qualsiasi
attività è potenzialmente foriera di influenze negative
“.

Spoletini, in relazione alla convivenza della varie infrastrutture ha parlato di “condominio impossibile“, dichiarando come già l’ex commissario Angelo Balducci, nominato nel 2003 (dopo uno sversamento che portò all’apertura di un’inchiesta e al sequestro all’epoca dei laboratori) per la messa in sicurezza dell’acquifero nella relazione introduttiva dei lavori evidenziò la necessità di un “rifacimento completo di tutte le condotte e della perfetta impermeabilizzazione pavimentale” di laboratori e gallerie. Lavori che però, secondo quanto dichiarato da Spoletini, sarebbero stati realizzati solo in parte.

Dopo l’audizione del comandante del Noe il processo è stato aggiornato all’udienza dell’8 novembre.