TERAMO – C’è chi ha scomodato il paragone con quanto successo all’Aquila, quando l’ospedale nella tragica notte del 6 aprile di sette anni fa, cedette in punti chiave della struttura, costringendo il personale e i pazienti a trasferirsi all’esterno, con tanto di inchiesta conseguente. Il ‘Mazzini’ di Teramo, a differenza dell’Aquila, nonostante abbia sul groppone 4 decenni di vita recupera lo scotto di una costruzione senza particolare attenzione all’antisismicità con una pianta solida ed elementi edilizi di buona fattura. Tuttavia, il rischio di un sisma, per la sua imprevedibilità, non è lusso che un ospedale può permettersi. E fa sorridere sentir dire che di terremoti il nosocomio che fu invenzione di Lolli e Gramenzi ne ha superati tanti… Il panico diffuso che ha sconvolto personale e pazienti, nel cuore della notte del 24 agosto scorso, e che ha visto precipitarsi al pronto soccorso il direttore generale Roberto Fagnano in persona alle 4 del mattino, è sintomatico delle condizioni in cui si lavorerebbe con il ripetersi di scosse ‘pesanti’. Cioè quello che sta accadendo in questi giorni. La caduta di calcinacci che ha mandato in tilt anche il più freddo dei medici e infermieri, che ha fatto precipitare all’esterno del pronto soccorso i pazienti con improvvisate sale visita nella ‘camera calda’, fino alla installazione da parte della Croce Rossa di un posto medico avanzato nel piazzale delle ambulanze dinanzi all’ingresso del pronto soccorso, voluta da Fagnano per dare assistenza ai pazienti, ha posto un problema all’attenzione della dirigenza Asl: come si protegge all’opedale di Teramo coloro che devono salvare la vita degli altri, prima ancora che i degenti? Personale del pronto soccorso e della sala operativa del 118 sono al sicuro in questo ospedale. La risposta che arriva dall’azienda è: sì. Ma anche all’Aquila si credeva la stessa cosa…. Nel dubbio, urge affrontare il tema e pansare una soluzione, proprio nel momento in cui lo sciame sismico sta mettendo a dura prova i nervi di tutti, anche al Mazzini. Medici, infermieri e autisti, con le stesse ambulanze, del servizio di emergenza 118 devono trovare una diversa sistemazione, magari nei pressi del parco dell’hospice o addirittura nella zona dell’elisuperficie, ina un struttura sicura e di veloce ed economica realizzazione. Per il momento. Perchè il sisma di Amtarice di questi giorni, fa torbre di grande attualità, anche per i motivi di sicurezza di cui sopra, la necessità della costruzione, non più rinviabile, di un nuovo ospedale, unico, baricentrico nella provincia, funzionale e sopratutto sicuro. Allora sì che saremo sicuri su cosa salva chi deve salvare gli altri.
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