TERAMO – E’ con una diversa contestazione di tentativo di omicidio e quella meno grave di rissa, che il pubblico ministero Greta Aloisi chiude l’inchiesta sulla sanguinosa lite all’hotel Atlante di Alba Adriatica, consumatasi nell’ottobre dello scorso anno. All’interno e nel piazzale antistante l’albergo, ancora oggi chiuso per motivi di ordine pubblico, si affrontarono a colpi di coltello e con una pistola calibro 7.65, da un lato il cameriere albanese 33enne Arlin Cera (ancora oggi detenuto) e il sorvegliato speciale Lillo Luciani, 38enne di origini baresi, difeso dall’avvocato Nello Di Sabatino. Lo straniero riporterà gravissime ferite alla testa, la frattura del naso, lacerazioni d’arma da taglio agli avambracci, l’italiano, raggiunto al fianco sinistro da un proiettile che gli esce dall’addome, resterà in prognosi riservata per una settimana. In realtà, i carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Teramo, diretti dal tenente colonnello Luigi Dellegrazie, ipotizzano una discussione tra Luciani e il gestore dell’albergo, Michele Sassano, con uno scambio di colpi che aveva anticipato la spedizione ritorsiva del primo, accompagnato da tre altri albanesi: nacque lì la rissa, sfociata poi nel violentissimo scambio di colpi. Oggi la procura, con l’avviso di conclusione delle indagini notificata a sei indagati (dei quali due irreperibili) fa ordine nel fatto di sangue e anticipa una quasi certa richiesta di processo ai danni dell’imputato principale, Arlin Cera, difeso dall’avvocato Leonardo Arnese: per lui c’è l’accusa principale di tentativo di omicidio, accompagnata da quelle di aver detenuto una pistola calibro 7.65 Browning clandestina con relativo munizionamento (26 proiettili) e la sua ricettazione. Ma anche gli altri non sfuggono alla resa dei conti: il gestore dell’albergo, Michele Sassano (assistito da Arnese e dal collega Stefania D’Addario), avrebbe coperto il suo cameriere e gli altri contendenti della rissa, riferendo di essersi ritirato in camera prima che accadesso il tutto e di aver saputo soltanto in un secondo tempo che Cera era stato aggredito e ferito. Gli altri albanesi (Serxhio Lika, 22 anni, Adrian Zyba, 21 anni, entrambi irreperibili e difesi dagli avvocati Umberto Gramenzi e Andrea Ciannavei, che assiste anche Florind Sefaj, 28enne) compreso ancora il cameriere albanese detenuto e Luciani – che ha rischiato seriamente di morire visto che il proiettile ha sfiorato l’arteria renale e l’aorta, lacerandogli un’ansa intestinale -, dovranno rispondere di concorso in rissa aggravata, seguita da lesioni personali gravi.
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