I capelli li aveva rossi, Tiziano, che aveva quel nome che presagiva, lui neonato, il colore e l'arte. I rossi, sapete, sono di pelle chiara. L'anima loro è chiara come l'incarnato. Non bigottamente candida, ma chiara. La luce filtra, attraverso quell'anima, come la pelle, che facilmente arrossisce, quando l'impatto è immediato, troppo diretto. L'anima, l'intelligenza, il carattere di Tiziano erano cos_: prendevano fuoco, 'arrossavano', con facilità. Poi tornavano chiari, per raccogliere luci nuove, stimoli, germi di creatività che sottopelle si muovono e fanno la differenza con le anime nette, di colore definito. Era un ragazzone, Tiziano, il ragazzone di chi con lui aveva dimestichezza. Forte e sicuro, sanguigno di passionalità estreme, delicato nella pelle, nell'anima, nella vita. Forte, però, è stato forte nella morte, Tiziano, che della morte, è certo, ha filtrato la luce e l'ha trattenuta. Per continuare a rilasciarla a poco a poco: per chi rimane, per chi la cerca, per chi non saprà mai dimenticare quei capelli, per chi vuole ancora Tiziano.
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