TERAMO – Il progetto di sistemazione del tratto della Teramo-mare franato durante l’alluvione dell’aprile scorso, è all’esame della Regione Abruzzo e non potrà essere appaltato prima di anno nuovo. E’ quanto reso noto dall’assessore provinciale ai Lavori Pubblici, Elicio Romandini, al termine di una serie di incontri avuti nel corso delle ultime due settimane sia con l’Anas sia con l’architetto Antonio Sorgi, della Direzione dei beni ambientali della Regione Abruzzo, alla presenza del sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi. I lavori di sistemazione, il cui importo ammonta a circa 1 milione e 200 mila euro, non inizieranno prima dell’anno nuovo. “L’indagine della magistratura ha comportato inevitabili rallentamenti nella procedura – ha dichiarato Romandini – a questo punto il progetto esecutivo è all’esame dei Beni Ambientali della Regione che procederà ad autorizzarlo entro i primi di ottobre. Dopo di che, l’Anas, avvierà le procedure di gara. Dopo di che procederemo con una gara ordinaria e fra i tempi di pubblicazione e quelli per l’offerta, ci vorranno due mesi. Tra inizio dei lavori, realizzazione e collaudo, l’augurio è che l’opera sia pronta per aprilE". L’Anas, fra le altre cose, ha assicurato di aver sostituito tutti i “giunti” che pure nei mesi scorsi avevano creato dei problemi. Entro il 10 ottobre, invece, dovrebbe riaprire la rampa d’ingresso per Teramo città, di competenza, quest’ultima, della società Strada dei Parchi che però ha assicurato la percorribilità entro la data stabilita cioè al termine degli interventi di adeguamento rispetto alle opere di sicurezza. L’assessore Romandini ritiene sia indispensabile richiamare l’attenzione di tutti, enti, ordini professionali e imprese, sulla necessità che venga garantito un migliore stardard di qualità, per questo, alla luce di quanto accaduto, ha deciso di convocare un incontro con le associazioni per sottolineare il rispetto di certi parametri. “E’ indubbio che ci troviamo di fronte a fatti che devono far riflettere – ha dichiarato l’assessore Romandini – opere pubbliche nuove che spesso presentano dei problemi con notevoli ripercussioni negative sia sulla sicurezza che sulla transitabilità delle strade per non parlare dei costi. Al di là del disagio, che pure sono costretti a sopportare, i cittadini fanno fatica a comprendere le ragioni di quanto accade.. La terribile esperienza del 6 aprile da questo punto di vista può e deve rappresentare una svolta rispetto all’attenzione che va posta nella corretta realizzazione degli interventi pubblici: non è solo una questione di normativa, evidentemente, e credo che un tavolo di confronto su questi temi non debba essere rinviato".
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