La Gente di Travaglio riempie il Comunale

TERAMO – E’ giusto parlare della “gente di Marco Travaglio”, per definire il pubblico che stasera a Teramo ha affidato le ragioni della rabbia alle parole del giornalista e del magistrato Luigi De Magistris, in un teatro Comunale gremito (posti in piedi in platea e galleria) per l’incontro organizzato da Società Civile con il suo Leo Nodari. Travaglio ha tradotto con il verbo dell’indignazione l’abitudine italiana di assuefarsi all’assurdo, al “delinquere con destrezza”. Il dibattito, moderato dal direttore de “La Città” Antonio D’Amore, è partito da alcuni cittidini che hanno puntato il dito su quelli che sono ritenuti i grandi problemi locali, la Tia, il parcheggio di piazza Dante, l’allargamento della discarica e una mancata assunzione di responsabilità, secondo le parole di Tommaso Navarra, da parte della politica locale sulle questioni esposte. Ovazione del pubblico per l’ingresso dei due ospiti. Marco Travaglio ha aperto il dibattito con quella che definisce la “Congiura del silenzio” quella che i media hanno imposto sottacendo la gravità di tempi importanti per la collettività, come inchieste giudiziarie, conflitti di interessi che sono caduti nel dimenticatoio. “In Italia si arriva al paradosso che i candidati alle elezioni ribadiscano la volontà di comporre “liste pulite”, ovvero senza candidati che siano stati condannati in via definitiva. Una “lista pulità” non è un obiettivo da raggiungere,una gara pre-elettorale a chi è più”pulito” ma dovrebe essere alla base della morale di un paese”.”L’abitudine al peggio – ha continuato Travaglio – è una pessima abitudine”. Una abitudine che ha permesso che due magistrati (il riferimento è a Clementina Forleo e allo stesso De Magistris) fossero puniti per aver agito con integrità. Dure anche le parole dell’ ex pm di Catanzaro, Luigi De Magistris: “La politica vorrebbe che la giustizia diventasse il calmante delle ansie sociali attraverso la repressione. Ma se la giustizia si permette di sviscerare alle origini il cancro sociale, ecco che un magistrato viene perseguito come una scheggia impazzita del sistema”. “Sono però ancora certo di una cosa – ha dichiarato il magistrato – il provvedimento disciplinare è sulla mia scrivania, esso è con orgoglio il mio punto di arrivo, ma anche quello di partenza”.