Il picchetto di colleghi e il clacson delle moto salutano Renzo Lanci

TERAMO – L’addio di un picchetto di agenti di polizia penitenziaria e molti di loro erano in lacrime: in quella bara portata a spalla dai colleghi c’era un amico di tanti, un agente apprezzato, rispettato e benvoluto anche dagli stessi detenuti, che hanno fatto una colletta per esserci con una corona di fiori e una lettera di addio dedicata a lui. La morte di Renzo Lanci, agente in servizi a Castrogno, e il modo in cui è stato ucciso, in sella alla sua passione, la bicicletta, lungo la strada di Floriano di Campli, ha sconvolto un’intera comunità di amici e conoscenti. Per questo la chiesa di San Francesco a San Nicolò oggi pomeriggio era gremita di folla. All’uscita del feretro il rombo e i clacson delle motociclette hanno salutato per l’ultima volta il loro amico centauro, che non faceva differenza per le due ruote che amava, fossero a pedali o a motore. Amici a parenti stretti attorno alla mamma, al fratello Giovanni e alla sorella Lorena, tutti distrutti per il ripetersi, a distanza di qualche anno, di una tragedia in famiglia. Il tragico destino che lega Renzo al padre, anche lui investito e ucciso in strada, ha stupito per il suo cinico riproporsi. Dopo le esquie la salma di Renzo Lanci è stata tumulata nel cimitero di San Nicolò a Tordino.